Regia di Mario Martone vedi scheda film
Cinema difficile quello di Martone. Fin dalla sua prima opera, il cineasta campano lavorava di sottrazione, utilizzando un personaggio eccentrico come veicolo per la scoperta di una Napoli oscura. Film in cui la Morte è sempre presente: quasi la si respira. Aria viziata, afa soffocante, la polvere e l'odore di chiuso che si respira in quelle vecchie dimore borghesi illuminate fioche e agghindate da libri ingialliti, cimitero della cultura. Percorso ostico quello che Martone costringe a fare allo spettatore, tanto è sfuggente la figura del professore, i suoi motivi per essere disulluso sino al nichilismo: nella sua svogliata "recherche", fra parenti, colleghi, alunni, compagni di partito, uomini di cultura e uomini di Fede, si rinviene il frastagliato ritratto di un uomo incapace di trovare un senso al reale. Noi, come spettatori, facciamo invece fatica a cogliere il significato del film, ma almeno abbiamo avuto modo di immergerci per quasi due ore in una Napoli atipica, grottesca, quasi sconcertante, riflesso della mente sconnessa del protagonista. Con "Amore Molesto", un paio d'anni dopo, Martone proseguirà (con risultati più brillanti) sui medesimi binari: quelli di un cinema alla difficoltosa ricerca di senso, nella storia di un individuo come nella Storia della sua città.
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