Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Il motivo principale per cui ricordare Thomas… gli indemoniati è che costituisce l’esordio sul grande schermo da parte della grande Mariangela Melato. Per il resto c’è davvero poco da dire su questo sconclusionato pasticcio a bassissimo budget che Pupi Avati riesce a farsi finanziare e a dirigere a ridosso del suo primo lavoro in assoluto, Balsamus l’uomo di Satana. Nonostante il titolo e nonostante la già mostrata propensione del regista verso l’horror, questo Thomas è solamente un quadretto grottesco – altra vena florida per Avati – con punte di comicità (idem) che omaggia il mestiere dell’attore e cerca di sorprendere con una narrazione abbastanza slegata. Torna in scena il nano (Bob Tonelli): lo era Balsamus nel debutto del regista, lo è uno dei protagonisti di questa sua seconda pellicola; fra l’altro Bob, che è anche il nome del personaggio, è al centro della scena più smaccatamente comica di tutto il film, quella in cui tiene una lezione universitaria sul sadismo conquistando tutte le donne presenti nel giro di poche battute. C’è anche Gianni Cavina, uno degli attori preferiti di tutta la filmografia di Avati e già comparso nel primo suo lungometraggio; ed è presente nel cast il ‘navigato’ Edmund Purdom, inglese trapiantato dapprima a Hollywood e quindi, dalla fine degli anni ’50, anche in Italia, spesso utilizzato come caratterista. La componente orrorifica scompare quasi del tutto, ma Avati avrà modo di continuare a svilupparla già dalla Casa dalle finestre che ridono girato qualche anno dopo (1976). In fase di scrittura ai fratelli Avati, come già in Balsamus, si aggiungono Giorgio Celli (soggetto) ed Enzo Leonardo (sceneggiatura). 5/10.
Una modesta compagnia teatrale, prossima al debutto, organizza una scaramantica seduta spiritica. Nel corso della serata viene evocato lo spirito del piccolo Thomas, immaginario protagonista dello spettacolo in scena, e Thomas compare concretamente. Del bambino quindi si occupano a turno i vari attori.
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