Regia di Volker Schlöndorff vedi scheda film
Forse i meriti sono più da attribuire ad Arthur Miller, ma il film solleva diversi temi assai interessanti, nonostante le sue lungaggini e una struttura iperteatrale, greve, verbosa. Tutto è incentrato sul rapporto tra genitori e figli adulti: il gap generazionale, l'amore incondizionato e sconfinato dei primi verso i secondi, l'incomunicabilità e l'incomprensione radicata e strutturale tra i due poli, il proiettare sé stessi dei primi sui secondi in termini di comporamento, indole, visione della vita, oltre a tematiche quali l'importanza dell'apparire più che dell'essere, la convinzione che per sentirsi uomini è necessario avere una posizione nella società. Hoffman risulta comunque troppo giovane per la parte (il trucco serve a poco per nasconderlo), mentre avrei visto bene Jack Lemmon, sessantenne nel 1985, un perfetto Willy Loman che deve averne 63 secondo il testo originale.
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