Regia di Lucy Walker, Karen Harley vedi scheda film
L’artista visivo brasiliano Vik Muniz, desideroso di fare qualcosa per i suoi connazionali meno abbienti, dà vita a un progetto fotografico che coinvolge direttamente alcuni lavoratori di una grossa discarica nei pressi di una favela. Sarà un successo.
La documentarista britannica Lucy Walker aveva già realizzato qualche lavoro di stampo simile, ispirato a imprese eccezionali e drastiche rivoluzioni esistenziali (Devil’s playground, del 2002, su una ragazza amish che esce dalla sua comunità, oppure Blindsight, del 2006, su una spedizione di scalatori ciechi che affronta l’Everest); con Waste land, e con la co-regia di Karen Harley e Joao Jardim, la regista racconta due storie in una: quella dell’artista visivo brasiliano Vik Muniz, vero e proprio divo dell’arte contemporanea, e quella dei lavoratori della discarica nei pressi della favela di Jardim Gramacho. Un lavoro, quello dei cosiddetti catadores, che è più una sorta di missione esistenziale: per quanto pagati (ma molto poco, dichiarano nel film alcuni di loro), i principali proventi arrivano loro rivendendo ciò che di buono e ancora utile trovano nell’immondizia. Sono storie di miseria, di sfortuna, di persone arresesi ai colpi del destino, che Muniz tenta di aiutare a risollevarsi cominciando dal credere maggiormente in sé stesse; il progetto è durato oltre due anni e ha prodotto una serie di gigantografie immediatamente quotate e acquisite da grandi musei. Candidato come miglior documentario agli Oscar 2011. 6/10.
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