Regia di Roberto Faenza vedi scheda film
James è un diciassettenne a cui fanno credere di essere un disadattato, in quanto poco incline a piegarsi ad un mondo fatuo in cui conformismi ed ipocrisia sono diventati normalità. In un coacervo di personaggi bizzarri sarà la nonna anticonformista a dargli seriamente una mano a trovare la sua vera identità… La sorella ha una relazione col suo professore universitario rigorosamente ammogliato, la madre è la titolare di una galleria d’arte moderna al suo terzo matrimonio esaurita e perennemente insoddisfatta, il padre un avvocato di successo esperto di effimero. In questo spettacolo d’arte varia, lui, James, il protagonista 17enne di questa commedia atipica sulla formazione di un adolescente nel 2012, appare come l’unico personaggio normale, che prova a crearsi un percorso di vita tutto suo, evitando gli ostacoli e seminando le difficoltà quotidiane, non sapendo dire sì a nulla, ma sapendo cosa in realtà non vuole: la compagnia altrui. La reiterata voce fuori campo guida lo spettatore lungo le peripezie di James e raccorda le sue sfide quotidiane in un mondo in cui la “chirurgia plastica” e le “discariche” hanno un gusto ipocritamente più poetico solo perché le chiamiamo “intervento di chirurgia estetica mirata” ed “isola ecologica”. Da un romanzo di Peter Cameron, una produzione italo-statunitense (Jean Vigo Italia e Four of a kind production), affidata ad uno dei più “esportabili” dei registi nostrani, Roberto Faenza, che traccia con una cifra stilistica inusuale una sceneggiatura certamente originale, ma la cui intrinseca ibridità ne è anche il limite: argomenti seri(os)i trattati con una stravagante vaporosità danno come risultato un’esperienza amorfa e impalpabile. È come se il film fosse un eterno incipit di qualcosa che non arriva mai. Arriva, impietoso, il confronto con il corrispettivo cartaceo: il romanzo di Cameron è intenso ed ha personalità, tutto il contrario di questa scialacquata ora e mezza di nulla. Se non bastasse, il film è anche tecnicamente imperfetto: oltre a qualche sfasatura di montaggio risulta completamente inaccettabile la qualità audio della versione italiana (in quanto impostata secondo una equalizzazione in stile “sala da bagno”).
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