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Un giorno questo dolore ti sarà utile

Regia di Roberto Faenza vedi scheda film

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giancarlo visitilli

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La recensione su Un giorno questo dolore ti sarà utile

di giancarlo visitilli
6 stelle

E’ vero, James è giovane e ha poca stima per gli adulti e il loro mondo, ma questo non basta per dire che lui è il nuovo giovane Holden. Il libro di Peter Cameron, da cui è tratto il film di Roberto Faenza, è un bel romanzo, ma è tutt’altra cosa, rispetto a quello dello scrittore statunitense Salinger.

Finalmente, il regista torinese, trattosi fuori dalle ultime operazioni marchettare cinematografiche (Silvio forever, 2011), riesce a realizzare un modesto film, non semplice, in verità da raccontare. Lui sceglie la linearità.

Perché la storia è quella, abbastanza contorta e umoristica, della New York di oggi, raccontata attraverso gli occhi del giovane James e della sua squinternata famiglia. Con una madre, Marjorie, che gestisce una galleria d'arte, dove espone bidoni della spazzatura, collezionando quindi opere contemporanee, insieme ad una serie di mariti. Ha appena abbandonato il terzo, Mr. Rogers, proprio durante la luna di miele, a Las Vegas. Il padre di James, Paul, invece, esce solo con donne che potrebbero essergli figlie. Al contrario, la sorella Gillian ha una relazione con il suo professore di semiotica e non riesce a innamorarsi di uomini che non abbiano almeno il doppio della sua età. Intanto, già prepara le sue memorie, sicura che potranno diventare un best seller. Solo Nanette, la nonna enigmatica e anticonformista di James, riesce a comprendere lo spaesamento di un nipote inquieto e alla ricerca dell' identità. Infatti, tante saranno le difficoltà del bel giovanotto, nell'uniformarsi a una presunta “normalità”, che lo porta a commettere errori di ogni sorta, compreso quello di entrare in una chat per cuori solitari e proporre un appuntamento al buio al direttore della galleria in cui lavora. Sarà l’inizio di una fine a cui non ci aveva forse mai pensato veramente. Sebbene, James possiede la saggezza e una nobiltà d’animo che mancano negli adulti: a equilibrare una genitorialità eccentrica, ci penserà sua nonna, la meno moralista e capace di valorizzare soprattutto l’autostima del suo giovane nipote.

Faenza aderisce abbastanza al romanzo di formazione di Cameron cogliendone anche, a giusto modo, l’anima, le ambivalenze sociali, con tutta la serie di relazioni, visioni, tipiche di un paese, non così lontano da noi, che intende la normalità come rinnovamento morale e non come mera routine. Non sarà, per ciò, un caso se il giovane James capirà che non ci si può sottrarre dalla vita anche se ancora non si conosce quale sarà il proprio destino, tantomeno quello verso il quale si sta progettando la vita, standosene nel luogo che frequenta più assiduamente, quello del proprio lavoro. Tutto accade nel quotidiano e tutt’affatto semplice vivere. Di una certezza diventa consapevole James: che un giorno tutte le sofferenze e il dolore accumulato, gli saranno utili, insieme a tutto quanto la nonna gli ha lasciato.

Dal punto di vista del solo personaggio, James rappresenta l’anti-eroe irriverente, quello che politicamente scorretto, oggi fa moda, sebbene è sempre più credibile la generazione di giovani che non ha nessun disegno di avvenire, che sa benissimo di non voler percorrere lo stesso cammino dei propri genitori. Per questo ci si affida anche all’accompagnamento di una life coach, una sorta psicoterapeuta che, però, pratica metodi decisamente non convenzionali. Tant’è che, dopo un'iniziale diffidenza, James comincia a rovistare nel suo io, ma sempre per allontanare da se stesso la tentazione forte di sprecare inutilmente la propria intelligenza, con il solito ed unico dubbio: “Se io sono un disadattato, allora gli altri cosa sono?”. Il personaggio del film di Faenza assomiglia più ad uno di quei personaggi dei romanzi di Nick Hornby, in modo particolare uno fra quelli di “Non buttiamoci giù”: sempre in sospensione e con profonde lacerazioni, che si stillano sempre e soltanto in continui punti di domanda.

Decisamente bravi tutti gli attori, questa di Faenza è un’opera che, non priva d’ironia, si lascia tranquillamente guardare. O per lo meno serve a far dimenticare gli orrendi ultimi due film, fra cui il purtroppo non dimenticabile Il caso dell’infedele Klara (2009).

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