Trama
La diciassettenne Belinda è appena arrivata a Roma per assistere al matrimonio dei genitori. Il padre e la madre per anni hanno infatti vissuto di nascosto la loro passione, essendo l’uomo già sposato con un’altra donna, che è da poco deceduta e da cui ha avuto un figlio, Méte. Durante i successivi quindici giorni, i due fratellastri impareranno a conoscersi, scoprendo di avere una percezione diversa del mondo e una differente attitudine nei confronti della vita: Méte è riflessivo e responsabile, mentre Belinda vive nella sua spensieratezza adolescenziale. Il ragazzo finirà con l’essere affascinato dalla filosofia di vita della sorellastra, ricorrendo anche al sostegno degli amici Damiano e Bruno, un esperto in grafologia.
Approfondimento
ROMA, STRAFOTTENTE E SICURA
Gli sfiorati è il secondo romanzo di Sandro Veronesi che trova una trasposizione cinematografica. Nel 2008 era toccato al discusso Caos calmo (2008) trovare la regia di Antonello Grimaldi e suscitare polemiche senza fine per una scena di sesso, più immaginata che spinta, che vedeva protagonista Nanni Moretti e Isabella Ferrari. Nel voler realizzare Gli sfiorati, il produttore Domenico Procacci aveva contattato in un primo momento il regista francese Eric Rochant ma, incassato il suo diniego per motivi logistici che avrebbero potuto snaturare il contesto in cui la storia si sviluppava, il progetto è passato nelle mani di Matteo Rovere, alla sua seconda regia dopo il non eccelso Un gioco da ragazze (2008). Protagonista dell'opera è in primo luogo la città di Roma, vista ad altezza uomo e con la luce naturale del giorno: arrivando da un altro luogo, Belinda può ritrovare monumenti, strade, luoghi e vicoli che aveva incontrato solo sui libri o sulle riviste, può accorgersi di quanto siano vivi e misteriosi, assaporarne l'aria e tentare di mischiarsi alla mentalità di una gioventù non allo sbando ma assente. Una gioventù che, assuefatta a tutto ciò che le accade attorno, non vive gli eventi a pieno ma si lascia semplicemente sfiorare dalle gioie e dalle avversità, con la tendenza principale a scrollarsi tutto di dosso e a cogliere l'attimo senza preoccuparsi del domani o delle conseguenze, ad assaporare anche la leggerezza di ogni evento drammatico purché utile all'ottenimento di una qualsiasi forma della agognata libertà. Fori Imperiali, Campidoglio e Piazza Navona sono le facce di una città contraddittoria ma consapevole della propria bellezza, proprio come Belinda, strafottente e sicura. Non a caso, poi, Méte ricorre alla grafologia per comprendere il significato di tutto ciò che gli accade: come Belinda, anche Roma vive di elementi che si aggiungono e si stratificano, trovando riflesso nelle scritte, nei murales, nelle pubblicità sugli autobus, sui manifesti. Agli sfiorati manca, però, la capacità di decodificare i segni che la città lancia, non sono capaci di ritagliarsi i propri spazi sia fuori dalle mura domestiche sia all'interno delle loro case.
SFIORATI OGGI
Scegliendo di cambiare il contesto temporale in cui si sviluppa l'ambigua relazione tra i fratellastri Belinda e Méte, Rovere abbandona gli anni Ottanta di Veronesi e si fionda sugli anni Duemila, come a voler ripercorrere un filo narrativo lasciato in sospeso dallo scrittore ma ancora attuale nella sua immobilità: come venti o trent'anni fa, gli sfiorati cercano un loro posto nella vita attraverso la rincorsa di un amore impossibile e capace di spezzare il legame embrionale con dei genitori iperprotettivi e soffocanti, rei di far da scudo ma anche di limitare le scelte dei propri figli. L'obiettivo era quello di sottolineare come la "sfioratezza" possa lasciar spazio qualche volta a qualcosa che segna e rimane in eterno: gli sfiorati detestano la vita e non amano fermarsi a guardarla ma i giorni che Méte vive a contatto con Belinda si trasformano inevitabilmente in baratro e prova esistenziale e lo chiamano al completamento del proprio percorso di formazione accelerato da una cicatrice che difficilmente può risanarsi o può essere dimenticata.
Note
Il filmetto - ricavato dall’omonimo romanzo di Sandro Veronesi (Fandango Libri) - è un festival (sbiadito più del solito) degli endemici difetti del cinema italiano “d’autore” contemporaneo: sceneggiatura banale e zeppa di vuoti narrativi, messa in scena priva di qualsiasi slancio o idea, recitazione al di sotto del minimo garantito. E con una sequenza scult in cui il citato Popolizio, con la famiglia a “festeggiare” il proprio matrimonio per le antiche vie della Capitale, si mette a cantare Più bella cosa di Eros Ramazzotti: pornografia allo stato puro.
Trailer
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Commenti (1) vedi tutti
La Miriam mi ricorda la Marini.
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