Regia di Alexander Payne vedi scheda film
Per una volta le Hawaii non fanno da sfondo ad una vicenda solare e vacanziera (anche se una vacanza c’è, ma non legata al classico divertimento), bensì ad una storia dolorosa di vita (prima o poi tutti ci passiamo volenti o nolenti), seppur mitigata da innesti grotteschi (come Sid, l’amico di Alexandra) che di tanto in tanto spostano con coraggio le sensazioni, ma solo temporaneamente, su altri fronti.
La vita di Matt King (George Clooney), e di tutta la sua famiglia, è sconvolta da quando sua moglie, in seguito ad un terribile incidente nautico, si trova in uno stato di come irreversibile.
Matt è sempre stato un uomo emotivamente assente, legato più al suo lavoro ed ai suoi affari (con i cugini possiede un lotto di terreno che tutti bramano), ed ora si trova costretto a fare i conti con una nuova realtà e con due figlie che non conosce come dovrebbe.
In più viene anche a conoscenza che sua moglie aveva da tempo una relazione extra coniugale, un altro scossone difficile da digerire, ma che deve essere comunque affrontato.
Alexander Payne sa trattare in una stessa pellicola aspetti emotivi molto differenti, già lo aveva fatto (e pure meglio) con lo splendido “Sydeways” e con “A proposito di Schmidt”, trovando equilibri particolari che danno spesso una sensazione di completezza (e inadeguatezza) umana più unica che rara.
Così nel dramma della perdita di un caposaldo vitale, assistiamo alla maturazione (obbligata, ma pur sempre fallace) dell’uomo Matt, ai suoi rapporti con due figlie diverse, ma ugualmente poco malleabili, alla necessità di non soprassedere su un tradimento che in fondo si era pure meritato.
Ed è più che buona l’attenzione dedicata ai caratteri dei personaggi, che svariano su sfere molto differenti ed eclettiche, così mi ha fatto piacere vedere Clooney in un ruolo tormentato per mille motivi, ma anche gli altri, come le figlie (brave entrambe le interpreti) e il burbero nonno (interpretato da Robert Forster) offrono sponde tanto valide quanto differenti.
Su tutto comunque spicca un equilibrio precario gestito con animo e sensibilità da Payne, con alcune sequenze di dolore toccanti come poche (vedi quando Alexandra in piscina viene avvisata con scarso tatto dell’ormai inevitabile morte della madre), seguite da situazioni di tutt’altro tenore, difficili da assiemare senza perdere la bussola.
Sarà che l’animo umano non è facile da spiegare, che ognuno di noi reagisce a suo modo di fronte a quello che il destino ci mette di fronte senza sconti, che ho trovato tanti rivoli narrativi più che appropriati col merito aggiunto di non adagiarsi sugli “allori” più scontati, prendendo rischi concreti che non fanno altro che aumentare l’agree, almeno il mio, per la pellicola.
Film dunque emozionante e divertente, col primo aggettivo maggiormente in mostra, che si dipana con una naturalezza a tratti disarmante (vedasi l’ultima semplicissima scena) che permette di levigare una retorica di fondo che in questo tipo di storia è impossibile eliminare del tutto.
Umano (nel bene e nel male) come è giusto, ed inevitabile, che sia.
Gestisce bene una storia di dolore universale con inserti di natura anche molto diversa che avrebbero mandato molti registi in tilt.
Prezioso.
Mi ha fatto molto piacere vederlo in un ruolo dimesso, molto lontano dal suo essere icona dello star system.
Diligente, titubante quanto occorre, sostanzialmente umano come un uomo qualunque che si trova all'improvviso a vedere la sua vita cambiare completamente.
Insospettabilmente aderente.
E' la moglie dell'amante della moglie di Matt.
Genuina ed appropriata nelle poche scene nelle quali compare.
E' l'amante della moglie di Matt.
Ha il volto giusto per l'occasione, ovvero piuttosto viscido, poco altro da segnalare.
E' la figlia maggiore di Matt.
Ruolo tratteggiato in maniera forte e spigolosa, lei convincente.
Discreta.
Un paio di scene per lui che appare sornione il giusto.
Caratterizzazione riuscita.
E' il padre della donna morente.
Tratteggio scorbutico, ma funzionale.
E' la figlia minore di Matt.
Bel caratterino, ben gestita.
Discreta.
E' l'elemento più rischioso del film.
Un vero giovane folle con battute orticanti al seguito.
Scompaginatore degli equilibri.
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