Regia di Alexander Payne vedi scheda film
A sette anni dal suo ultimo film,"Sideways",torna alla regia Alexander Payne,salutato tempo fa come uno dei registi americani più interessanti da buona parte della critica internazionale,che racconta storie di non vincenti,dirigendo attori di qualità in ruoli per niente facili,da rendere con sfaccettature intense:andò così al Jack Nicholson di "A proposito di Schmidt",al Paul Giamatti e al Thomas Haden Church del film citato sopra,appunto,e va ugualmente per George Clooney che è andato molto vicino all'Oscar come miglior protagonista per questo "The descendants" (il titolo italiano sembra quello di una telenovela,tra i peggiori della decade).Storia di un uomo in crisi di mezza età,nonostante la buona condizione economica,che scopre il tradimento della moglie,con cui non aveva più un bel rapporto,quando la donna è in coma irreversibile,e comincia a ricucire,goffamente ma con grinta,la propria famiglia,con figlie distanti e viziate che cominceranno ad avere altra considerazione del proprio padre in una situazione d'emergenza. Lo stile di Payne è personale,e come un narratore dotato ma esente da colpi di scena improvvisi e crescendo di toni,le sue storie maturano lentamente,dando magari a qualcuno l'impressione che non succeda granchè di notevole,ma al regista interessa il cambiamento di prospettiva dei propri personaggi,e questo è,nonostante le premesse,un film ottimista,visto che la scena finale inquadra un nuovo equilibrio.Ben recitato,con un Clooney sempre più abile nei mezzi toni (e qui si riconosce l'interprete capace,duttile e di talento autentico),"Paradiso amaro" è un'opera da visionare,anche se non solleva un entusiasmo incalzante,ed è un film su cui viene da ragionare a visione finita,analizzando la storia ed i personaggi. "Sideways" rimane l'opera più bella di Payne,per ora,che ha promesso di tornare dietro la macchina da presa a breve scadenza.Staremo a vedere.
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