Regia di George Miller vedi scheda film
Mambo è cresciuto e insieme alla cantante Gloria ha dato alla luce un cucciolo batuffoloso, Erik, che pare non aver ereditato i talenti danzerini e vocali dei genitori. Proprio come il babbo alla sua età, si sente diverso e incompreso: solo quando la comunità dei pinguini imperatore si troverà in una situazione disperata, Erik scoprirà in sé la forza per tirar fuori la voce. Cinque anni dopo il primo musical antartico, il secondo capitolo ripropone lo stesso percorso di crescita interiore in chiave musicale, accostando alle vicende dei palmipedi le avventure parallele di due microscopici molluschi, Bill e Will, che abbandonano lo sciame di Krill per lanciarsi in una comica scalata alla catena alimentare. Di Happy Feet, il sequel mantiene gli stessi pregi e difetti: da un lato la perfezione della computer graphic, qui coniugata alla stereoscopia con effetti notevoli soprattutto nelle sequenze di inseguimenti subacquei e nelle corse dei due piccoli Krill; dall’altro il ritmo latitante che spalma su oltre un’ora e mezza una trama esilissima, con espedienti narrativi troppe volte reiterati. La vena dark di Miller (che da Interceptor è passato al maialino Babe e ai pinguini senza troppo smussare gli angoli in favore del pubblico giovane) è evidente nelle sequenze più drammatiche, che insieme alla precisione anatomica dei personaggi rendono il film lontano anni luce dallo stile disneyano, ma anche decisamente meno avvincente.
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