Regia di David Gordon Green vedi scheda film
Se esiste qualcosa di peggio dell’ennesimo remake stiracchiato, è l’ennesimo remake stiracchiato non dichiarato. Nonostante nessuno degli autori di The Sitter (roba da perdere il sonno la notte la scelta ingiustificabile del titolo italiano) si sia preoccupato di omaggiare la fonte, il film è l’evidente rifacimento di un piccolo grande cult degli Eighties, Adventures in Babysitting di Chris Columbus (da noi Tutto quella notte). La trama è la medesima: la balia (improvvisata) Jonah Hill (nel ruolo che fu della giovane Elisabeth Shue) deve gestire tre pargoli problematici, ma per questioni personali necessita di una scappata in città (negli 80 era Chicago, qui è New York). Non resta altra scelta che caricare in macchina i ragazzini, allacciare le cinture, e finire a calpestare accidentalmente i piedi di un boss della mala, scatenando una girandola di eventi grotteschi. Rispetto all’originale (un gioiello surreale, quasi la versione per famiglie di classici dell’epoca come Tutto in una notte di Landis o Fuori orario di Scorsese), si calca la mano sui soliti cliché finto politicamente scorretto (uno dei tre bambini, adottato, viene da El Salvador, quindi gira in stivali e semina bombe nei bagni), si abbonda in gag triviali (la più piccola del trio, pur avendo sette anni, se la fa addosso) e si appiccica una odiosa morale finale: tutti imparano qualcosa dalla scorribanda notturna, compreso il babysitter (un Jonah Hill di discutibile comicità). Ridateci gli anni 80.
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