Regia di Charles Laughton vedi scheda film
Dall'universo, dal cosmo, dalle stelle, si scende, giù, fino alla Terra, alla terra. Ad altezza (dis)umana, appena sotto il livello terreno. Zona omicidi, assassinii. Zona Morta. La Zona.
Là, dove si (con)fonde il bene col male, risultando, essi, due facce della stessa medaglia: in fondo, il Bene ha in mano un fucile; il Male impugna un coltello. Il Male che non può esistere senza il Bene, e il Bene che non può manifestarsi senza il Male: in fondo, non potrebbe esistere salvatore (o salvatrice), se qualcuno non necessitasse di essere salvato.
Ed è proprio lei, Rachel Cooper, non "mamma", ma "madre" chioccia; madre dell'Universo, mother(!) di tutti gli elephant man, i quali, indifesi e sperduti, de-formati poiché mal-formati, necessitano di essere protetti da un'America sporca e meschina; da una vita corrotta e subdola. Lei, che come un tree of life porge i suoi frutti; offre la mela, come fosse il simbolo di un peccato personale; come fosse, quindi, un'opportunità per comprendere quest'ultimo, confrontarsi con esso e, successivamente, volendo, redimersi, togliendosi di dosso quel fardello così pesante, ovvero il segreto, emblema di ciò che è strisciante, ambiguo e velenoso per l'uomo fin dai tempi più antichi, e sradicare il male, fino a raggiungere la maturità, ovvero una moralità verticale, attraverso un esorcismo su se stessi, contro il rappresentante del demonio - scimmia e pazuzu insieme -, praticato con un pupazzo, simulacro del crocefisso, poiché come Gesù porta con sé, sulla croce, i peccati del mondo, anche la bambola porta con sé quest'ultimi, raffigurati dai soldi; in questo caso, precisamente, il Male (le banconote) che si impossessa dell'innocenza (il pupazzo).
Ora, finalmente, il protagonista è in grado, come insegna la madre, di prendere con sé, tra le mani, la mela, senza necessariamente assaporarla; avendo espiato il proprio peccato, si può, simbolicamente, restituire essa, il frutto, all'albero della vita, che con sé porta i frutti del mondo, quelli del bene e quelli del male; sta all'individuo imparare a riconoscerli, tramite un cammino formativo, come fosse un percorso esistenziale e coscienziale, attraversando il fiume della vita. E della morte.
E finalmente nevica. È natale. E in questo giorno, la madre del cosmo si prepara a raccontare a tutti i bambini la storia del mondo, quella della nascita del bene. E del male.
Fanatismo religioso, impotenza sessuale, ambiguità morale, sono solo alcuni dei tanti aspetti presenti in The Night of the Hunter, uno dei film più complessi, sia da un punto di vista narrativo che stilistico, nonché
incredibilmente avanti, per il periodo in cui venne realizzato.
Dramma formativo, fiaba nera, noir d'avanguardia
Insomma, un film che viene direttamente dal futuro.
Un b/n che, mai come in questo caso, riscrive, straordinariamente, la grammatica e il sentimento visivo.
Come se fosse, paradossalmente, il più bel film a colori di sempre.
The Night of the Hunter è un'opera di una bellezza quasi inaccettabile.
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