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La morte corre sul fiume

Regia di Charles Laughton vedi scheda film

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La recensione su La morte corre sul fiume

di munnyedwards
10 stelle

 

 

 

La paura negli occhi innocenti di due bambini indifesi, la follia nello sguardo sornione di un falso predicatore, l’ignoranza nel cuore di una comunità rurale schiacciata dalla fede e dal fanatismo, infine la morte, che silenziosa corre sul fiume.
Tutto questo è The Night of the Hunter, opera prima e unica di Charles Laughton, un attore straordinario di teatro e cinema che dopo il clamoroso flop commerciale di questo film non osò più sfidare la sorte dei botteghini; e fu veramente un peccato perché Laughton regista mise in luce non solo una stupefacente capacità tecnica ma anche una maturità tematica e un coraggio notevoli.

Siamo nel profondo sud americano, la Grande Depressione infesta come un virus le anime di uomini e donne ormai vinti dalla paura, facile per il fasullo predicatore Harry Powell (Mitchum) fare breccia nei loro cuori, ingannare chi per necessità chiede solo di credere.
Powell predica l’amore e l’odio, in bella mostra le parole Love e Hate tatuate sulle mani, un indiscutibile tocco di classe il suo buono per lanciare coinvolgenti sermoni sul bene e sul male e per irretire chi vive nell’ignoranza, in realtà dietro il fascinoso predicatore si nasconde un pazzo assassino, un killer di vedove che mira solo ai quattrini e alla soddisfazione personale.
Judy Harper (Winters) moglie di un rapinatore di banche e madre di due bambini finisce inconsapevole nella lista di Powell, in ballo ci sono diecimila dollari frutto di una rapina e mai ritrovati, solo i piccoli John e Perl sanno dove è nascosto il bottino ma di certo non lo diranno al viscido Powell.

 

Robert Mitchum

La morte corre sul fiume (1955): Robert Mitchum

 

La morte corre sul fiume propone una dimensione narrativa all’apparenza classica, in realtà l’ approccio da favola nera scelto dal regista è quello che meglio si adatta a questo tipo di racconto (dal romanzo di Davis Grubb), tutta la vicenda è vista con gli occhi innocenti dei due bambini e la definizione dei personaggi, la loro caratterizzazione, tiene conto di questo aspetto.
Powell è il male, il mostro che arriva in paese travestito da falso profeta, un albero marcio che genera frutti fasulli, tutta la comunità cade vittima del suo fascino ma la purezza dei bambini non si può contaminare, John e Perl conoscono/vedono la verità; ma purtroppo non possono far altro che fuggire.

Il forte messaggio di critica all’imperante fanatismo religioso in voga nell’America dei primi anni ’30 ci fornisce un'altra importante chiave di lettura, che Powell sia il pericolo numero uno non ci sono dubbi ma se c’è un personaggio che lascia il segno e che colpisce per la sua stupidità e ignoranza è quello di Icey Spoon.
La vecchia matrona del villaggio che in nome della fede spinge la povera Judy Harper fra le braccia di Powell, che si adopera affinché il matrimonio tra i due vada a buon fine e che nel finale, una volta scoperta la vera identità del predicatore, non esita a guidare armata di accetta una folla giustizialista pronta al linciaggio.

 

Lillian Gish

La morte corre sul fiume (1955): Lillian Gish

 

scena

La morte corre sul fiume (1955): scena

 

Robert Mitchum

La morte corre sul fiume (1955): Robert Mitchum

 

Il film fu accusato di misoginia ma io non condivido questa accusa, perché se è vero che molte protagoniste del racconto non fanno una bella figura (la fanatica Icey, l’ingenua Judy) è altrettanto vero che il ruolo più importante è ricoperto proprio da una donna, l’anziana e decisa Rachel (Lilliam Gish) che accoglie con benevolenza i bambini randagi e che armata di fucile aspetta Powell senza paura.

Ma è dal punto di vista strettamente visivo che il film si gioca le sue cartucce migliori, la costruzione delle inquadrature e la messa in scena sono semplicemente magnifiche, i rimandi all’espressionismo tedesco nella fotografia di Stanley Cortez ci lasciano letteralmente a bocca aperta, un bianco e nero ricco di contrasti assolutamente da ricordare.
Da antologia la sequenza della fuga dei due bambini, la parte nella cantina e quella successiva sul fiume, tensione e poesia vanno di pari passo coinvolgendo lo spettatore in un viaggio magico e ricco di fascino.
Ma le scene da ricordare sarebbero troppe e quindi è inutile elencarle, rendiamo invece il giusto omaggio a quell’indiavolato fuoriclasse delle scene che risponde al nome di Robert Mitchum, non so quanti attori in quegli anni avrebbero accettato un personaggio del genere ma è sicuro che nessuno lo avrebbe reso tanto potente come invece ha fatto Mitchum, grande interpretazione tra alti e bassi, sguardo assassino che fulmina e sorriso folle da mentecatto, spettacolo puro.
Per molti un film cult, per me semplicemente un capolavoro.

Voto: 9.5

 

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