Regia di Charles Laughton vedi scheda film
Il pastore predicatore Harry Powell è un serial killer che seduce vedove per poi ucciderle e impossessarsi della loro dote. Finito in carcere per un banale furto d’auto, Harry incappa in un condannato a morte che incautamente gli rivela di aver nascosto 10.000 dollari da qualche parte. All’uscita dal carcere, Harry circuisce la neo vedova Judy, e con il suo fare moralista anche tutto il resto del villaggio. L’unico a cui Harry non va a genio è il primogenito di Judy, John, a cui il padre, prima di morire, aveva confidato il luogo in cui i soldi erano nascosti e che capisce subito il secondo fine dell’uomo…
Un film dallo straordinario script, con la caratterizzazione dei personaggi principali assolutamente entusiasmante.Robert Mitchum interpreta al meglio il doppiogiochista Powell, Shelley Winters è una perfetta vedova sprovveduta, Lillian Gish una stentorea paladina della giustizia. La tensione che scaturisce dal rapporto tra i personaggi e la vena black che aleggia nell’atmosfera ne fa un gioiello minimalista da cui scaturisce una grande tensione. Da notare che il regista Charles Laughton (che gira qui il suo unico film in carriera) se ne infischia di tenerci nascosti i segreti delle vicende (le intenzioni del serial killer vengono dichiarate all’inizio, mentre il luogo dove è nascosto il denaro viene palesato quasi subito): il film non gioca sulla suspense, ma ne cavalca le implicazioni.
Interessante il modo in cui viene veicolato il rapporto tra religione e fedeli: Powell si rivela un falso predicatore, ma grazie al suo patentino da moralizzatore autorizzato raggira tutti, fermandosi soltanto di fronte a chi non si basa sulle apparenze (Powell è un affascinante ipnotizzatore, specie del genere femminile). Proprio la differenziazione tra un “prete ufficiale” ed una “devota figlia di Dio”, ossia tra Powell e la signora Cooper, è il paradosso più coraggioso e forte dell’intero film, considerata l’America del 1955.
Il film è molto ben fatto, specie per la fotografia e la sceneggiatura, non un capolavoro a causa soltanto di alcune imperfezioni nella messa in scena (decisamente forzate e inverosimili le scene in cui i bimbi sfuggono al proprio aguzzino).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta