Regia di Charles Laughton vedi scheda film
L'esordio registico del validissimo attore Charles Laughton fu un colossale tonfo al botteghino, tanto che rimase anche la sua unica esperienza in cabina di regia. Il film, però, pur lungi dall'essere il capolavoro che molta critica continua ad osannare, è più che buono, soprattutto grazie alla sceneggiatura di James Agee, ispirata ad un romanzo (di Davis Grubb), che si inserisce in un filone, il cui maggior rappresentante mi sembrerebbe un classico della letteratura statunitense come "Le avventure di Tom Sawyer" di Mark Twain, a metà strada tra il romanzo di formazione e il racconto gotico di derivazione romantica (come i racconti di Hoffmann e le fiabe dei fratelli Grimm). Gran parte della buona riuscita del film, comunque, va anche ad alcune soluzioni registiche, attribuibili sia a Laughton che all'operatore Stanley Cortez, che rimandano in parte all'espressionismo tedesco ed in parte al surrealismo (il cadavere della donna sott'acqua ricorda un po' alcune immagini dell'"Atalante" di Jean Vigo). Ottima, infine, la prova di Robert Mitchum, che nasconde la sua vera natura di assassino psicopatico dietro ad un'apparenza di mite e casto predicatore, dando così l'opportunità agli autori del film di criticare il puritanesimo di fondo della società americana, con la sua folla pronta ad esaltare il falso pastore e poi a tentarne il linciaggio, una volta scoperta la sua vera identità. (1 maggio 2008)
Compiuta una rapina a mano armata, un uomo, braccato dalla polizia nasconde il bottino rivelandone il nascondiglio soltanto ai figli, i piccoli John e Pearl. Condannato a morte, l'uomo conosce in cella un criminale psicopatico che, una volta uscito di prigione, fingendosi un pastore evangelico, sposerà la vedova del condannato con l'intenzione di farsi rivelare dai bambini dove si trovi la refurtiva. Comincia così un gioco del gatto con il topo che rivelerà tutta la pericolosità dell'uomo, ma anche l'ingegno dei ragazzini.
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