Regia di Cosimo Alemà vedi scheda film
La tensione non manca, si dice... Boh, ammetto di essere molto in imbarazzo ultimamente per quanto riguarda il giudizio su horror e para-horror, in specie italiani e para-italiani (vedi il secondo me inguardabile The Perfect Husband di Pavetto) ma non solo. Il gusto è sempre estremamente soggettivo, certo, e così anche le sensibilità. Evidentemente in vita mia avrò guardato un tal numero di pellicole di genere da risultare quasi totalmente desensibilizzato. Per quanto mi riguarda, il difetto maggiore di buona parte della produzione horror degli ultimi 20 anni e anche più, tolti alcuni registi che si mantengono sul 'classico' anche se non sempre di livello (livello anche di terrore) e, spiace dirlo, soprattutto per quanto concerne molto cinema indipendente e/o molti B-Movie, è la totale assenza di fascino, di atmosfera (anche in relazione a location, scenografia e fotografia - delitto!: vedi Mario Bava. Nel caso del film in questione tuttavia, non mi ha fatto gridare al miracolo ma l'ho trovata 'gradevole'), di stile, spesso di angoscia e, per l'appunto, di tensione - insomma, come paragonare la trilogia degli animali, un Profondo rosso, un Suspiria ma pure un Inferno, con Giallo o La sindrome di Stendhal o Il fantasma dell'Opera. Si aggiunge poi, spesso, la totale assenza di suspense e di sorpresa. In altre parole, mi è tutto chiaro dopo un quarto d'ora, potrei anche alzarmi e andare via. At the End of the Day infatti si risolleva sul finale, ché altrimenti fino all'ultimo secondo, a parte l'esecuzione della prigioniera incatenata di fronte agli occhi della sorella, sarebbe un film dozzinale. Il finale ammetto che, per quanto semplice - ma che male c'è? - e potenzialmente intuibile - ma va bene così in questo caso - gli fa guadagnare 1000 punti.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta