La recensione su Come ammazzare il capo... e vivere felici

di IlGranCinematografo

6 stelle

Il cast si diverte, il ritmo è spedito e il secondo tempo riserva delle sorpresine, ma manca il coraggio di affondare il coltello nella piaga.

La farsa demenziale per maschietti apparecchiata da Seth Gordon realizza – seppure in parte – il sogno proibito dell'uomo comune: uccidere il proprio datore di lavoro, che sia un repellente bastardo come il dirigente d'azienda di un imperdibile Kevin Spacey, un figlio di papà cocainomane come quello interpretato da Colin Farrell (imbruttito da un trucco alquanto buffo) o una ninfomane spregiudicata come lo è una Jennifer Aniston sapientemente sfruttata contro ruolo. Le premesse per qualcosa di appetitoso ci sono tutte (anche sul piano sociologico), ma poi la commedia si sgonfia man mano, l'amarezza iniziale si dissolve presto e il copione di Michael Markowitz, John Francis Daley e Jonathan M. Goldstein si dimostra incapace di tenere le fila dell'umorismo e si rifugia nella trasgressione di pura facciata (schiettamente banalotta la sequenza di ricognizione nelle villette kitsch di due dei bersagli, tra eccitazioni per via della droga e battute da dimenticare), anche per colpa dello scarso carisma del terzetto di protagonisti (lo sciupafemmine Jason Sudeikis, il pacato Jason Bateman e l'isterico Charlie Day) rispetto all'epico "branco" del coevo Una notte da leoni: decisamente più comiche le performance grottesche dei boss rabbiosi che quelle dei loro sottoposti vendicativi, senza escludere le simpaticissime particine affidate a Ioan Gruffudd e a Jamie Foxx. Il cast si diverte (i ciak errati sui titoli di coda sono lì a testimoniarlo), il ritmo è spedito e il secondo tempo riserva delle sorpresine, ma manca il coraggio di affondare il coltello nella piaga e ci si ferma sempre sulla superficie, con esiti comunque abbastanza saporiti ma mai realmente crudeli.