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Come ammazzare il capo... e vivere felici

Regia di Seth Gordon vedi scheda film

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La recensione su Come ammazzare il capo... e vivere felici

di mc 5
8 stelle

Prima di finire esposto al pubblico ludibrio come luminoso esempio di incoerenza, mi corre l'obbligo di una precisazione. Pochissimi giorni or sono, in sede di recensione dell'ottimo film con Jim Carrey e i suoi pinguini, mi ero lasciato trasportare da una serie di riflessioni sulle tendenze, nuove e vecchie, del cinema comico americano. In particolare risultava evidente una mia posizione che privilegiava un cinema più tradizionale rispetto ai nuovi autori lanciatissimi (anche al box office) nella loro inclinazione ad utilizzare volgarità ed apparente cinismo. E naturalmente è saltato fuori il nome di quella mia bestia nera che è Judd Apatow. Bene. Io non intendevo generalizzare, non è che adesso io sono questa specie di "ciellino" reazionario che riconosce solo l'etica disneyana e scaglia fuoco e fiamme all'indirizzo di chi fa del politicamente scorretto una sorta di ossessione o di principio guida. Diciamo piuttosto -nella speranza di non essere frainteso- che a me non piace chi imposta sulla goliardia spinta la propria cifra stilistica, perchè titillare l'animale che si nasconde in ogni spettatore è la cosa più triste e banale del mondo. Ecco, questo film di cui vado a riferire è un felice esempio di commedia USA che paragonerei ad un prodotto alimentare comune su cui è cosparsa una notevole quantità di pepe (le situazioni volgari abbondano...) ma...ci sono molti "ma" (tutti positivi). Intanto gli attori sono tutti in parte e restituiscono al pubblico l'impressione di divertirsi essi stessi, come se il copione, oggettivamente divertente, li stimolasse all'affiatamento e all'interazione ottimale fra di loro. I personaggi sono il frutto di una lavoro di sceneggiatura certamente non complesso ma neppure troppo superficiale. E poi, soprattutto, la percezione del film è quella non della "goliardata per la goliardata", ma piuttosto della parodia assolutamente grottesca di un thriller, volutamente cialtronesca, in cui equivoci e gag (spesso oscene) si rincorrono alimentando un gusto del paradosso che dà risultati quasi sempre esilaranti. Non voglio con questo dire che siamo di fronte ad una commedia memorabile, ma come spettacolo di intrattenimento funziona alla grande. Ho usato il termine "cialtronesco", ma direi che la parola più idonea a definire sceneggiatura e personaggi è "sgangherato": questa è prima di tutto una commedia "sgangherata". E che diverte proprio in quanto tale. Certo, io credo, che il pubblico che sta premiando in questi giorni la pellicola (in vetta al nostro box office e grande successo d'incassi in USA) coincida esattamente con quello stesso che ha decretato il trionfo di "Una notte da leoni". Eppure, a mio modo di vedere, tra le due pellicole c'è un abisso. Nel film campione d'incassi io ho ravvisato uno stanco tentativo predisposto a tavolino di andare esattamente incontro a ciò che il pubblico desidera vedere regalandogli gag fintamente "anarcoidi" e una vena di follia piuttosto fasulla. In questo film invece, si individua un lavoro anche impegnativo nel definire caratteri e personaggi, una discreta cura nel confezionare i dialoghi, e una vena folle e destabilizzante (stavolta però genuina e non artefatta) nel costruire gli snodi narrativi, arricchendoli di dettagli anche volgarissimi, ma proprio qui sta il punto: un buon cineasta e dei bravi sceneggiatori sanno come piegare la volgarità alle esigenze della Commedia Brillante, mentre chi cerca di vincere facile ha buon gioco nel condurre il solito teatro dell'ammiccamento puro e dello strizzare l'occhiolino al pubblico di massa. Poi ci sarebbe un discorso da fare più generale su quanto la commedia americana (questa e tutte le altre, senza esclusioni) sia assolutamente legata a un gusto e ad una percezione tipicamente americani, con tutto un repertorio di riferimenti sociali e mediatici che a noi europei sono in molti casi estranei. Il caso specifico in questione presenta in questo senso poche controindicazioni, riuscendo ad esprimere un linguaggio comico universale, con forse unica limitazione quella che alcuni degli attori sono a noi italiani poco noti, mentre in America sono popolarissimi grazie alle serie televisive. Ho accennato alle gag volgari, e vorrei sottolineare che esse (peraltro solo evocate e mai mostrate) sono proposte in modo talmente stralunato che alla fine il tocco grottesco della regìa ce le rende simpatiche. Da segnalare, oltre ad un commento sonoro decisamente tonico e pimpante, una serie di brillanti citazioni di titoli di film, da "Getta la mamma dal treno" a "Will Hunting genio ribelle". Ma il titolo più volte evocato è proprio quel "Delitto per delitto" del Maestro Hitchcock, alle cui soluzioni narrative il film pare curiosamente ispirato. La vicenda è ormai risaputa, per cui ne riferirò per sommi capi. Abbiamo tre amici che condividono profonda insoddisfazione e sconforto per esser tutti vittime di angherie e umiliazioni da parte dei rispettivi datori di lavoro. I tre decidono allora di chiedere consulenza ad un professionista della malavita, onde pianificare una strategia omicida che culmini nella soppressione fisica dei rispettivi capi. I nostri tre amici sono ovviamente imbranati, e si innesca prevedibilmente un meccanismo sgangherato che mescola allegramente gag, omicidi, sesso, equivoci, colpi di scena. Come dicevo prima, gli interpreti sono tutti al loro meglio, per cui li citerò alla rinfusa, senza un ordine definito. Jason Bateman (è una conferma, che fosse bravo lo sapevamo già). Charlie Day (altrove non mi era piaciuto affatto, ma qui funziona). Jason Sudeikis (attore in continua ascesa, molto presto sarà una star). Donald Sutherland (però solo in un brevissimo cammeo). Jamie Foxx (davvero eccezionale nel parodiare tutti i luoghi comuni del nero malavitoso che si muove con circospezione nei bassifondi del crimine). Colin Farrell (per questo ruolo ha operato su di sè una trasformazione che lo rende quasi irriconoscibile, strepitoso nel mettere in scena una quantità di tic e di posture da bullo che ne fanno un personaggio di cocainomane aggressivo incredibilmente sopra le righe). Kevin Spacey (un attore che seguo da sempre con entusiamo da fan e che non mi ha mai deluso: qui interpreta il ruolo che forse gli è più congeniale, quello del bastardo odioso, rappresentando una delle performance più riuscite della sua lunga carriera). Jennifer Aniston (anche lei come Farrell quasi irriconoscibile, e protagonista di una performance che letteralmente stravolge l'immagine leziosetta che ci aveva offerto fino ad ora, sostituita qui da una demenziale ninfomane). Si ha come l'impressione che questo piccolo esercito di star abbia accettato una sfida: quella di cimentarsi in una commedia senza grosse pretese ma che implicava per loro innanzitutto una chiara disponibilità a mettersi in gioco. Ricordo che quando, ormai un bel pò di tempo fa, vidi per la prima volta il trailer di questo film pensai: "Uffa, un'altra stupida commedia americana". Oggi, la penso come l'ottimo Andrea Fornasiero ha commentato su "Film Tv": "Sarà anche un'altra stupida commedia americana, ma fossero tutte così..."
 Voto: 8 e 1/2

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