Regia di Nick Murphy vedi scheda film
Dopo pellicole come "Il sesto senso" o ancor meglio "The Others", fare un film sui fantasmi, sulle presenze misteriose che aleggiano tra i nostri incubi e tra le stanze buie della nostra memoria, si rischia come minimo di fare la figura dei furbetti, soprattutto se non si ha, in sede di stesura della sceneggiatura, una storia vera e soprattutto nuova da farci vivere e con la quale turbare almeno un paio di ore della nostra ordinaria vita fatta di una quotidianita' che non prevede brividi o figure poco tangibili che ci svolazzano alle spalle.
Nel dopoguerra del primo, sanguinosissimo conflitto mondiale, in seguito alla carneficina di soldati impegnati in battaglia, si diffuse (secondo quanto ci dice il film) la tendenza, in parte della popolazione, a ricorrere a sedute spiritiche o altri tipi di trucchetti con cui i soliti venditori di funo illudevano i superstiti ad entrare in contatto con le anime dei cari estinti. A tal proposito una giovane dinamica investigatrice lavora con assiduita' per smascherare le piu' clamorose truffe in tal senso. Poco dopo la ragazza viene coinvolta nelle indagini legale alla morte di un giovane alunno di un prestigioso collegio immerso nella capagna inglese, mentre tra i bambini sembra ormai diffuso il timore della presenza di strani fenomeni difficilmente spiegabili razionalmente.
Quando tutto sembra chiarito, e il trucco svelato, ecco che il film inizia a raffica con le sorpresine, con i giochini mi ricordo/non mi ricordo-c'ero/non c'ero-e' lui/non e' lui-sto parlando con un essere vivente/sto parlando col fantasma - e il film scivola inesorabilmente nel déjà vu. Il cast - Imelda Staunton a parte (che regge comunque bene un ruolo quasi complementare a quello di Fionnula Flanaghan in The Others), non e' inoltre in grado di competere con gli originali, e in particolare con la presenza scenica di una Nicole Kidman difficilmente replicabile.
Peccato perche' cosi' facendo il giochino mostra presto i suoi evidenti punti deboli e rimane semplicemente un tentativo (tutto sommato diretto benino) di uniformarsi ad un genere senza creare nulla, ma proprio nulla che possa destarti un attimo dalla sensazione di posticcio e di costruito a tavolino.
Ma del resto si sa, Amenabar e Shyamalan (quando e' in forma) sono carte preziose che non e' facile replicare con carta, penna e mancanza di ispirazione.
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