Regia di Nick Murphy vedi scheda film
Dovevo immaginarmelo, e invece mi son lasciato guidare dal mio istinto, dimenticando che quest'ultimo non è più quello di una volta, segno evidente di una vecchiaia che incombe. Osservando il trailer, e avendo notizie di eventi misteriosi in un collegio maschile, ero convinto di un evidente riferimento al bellissimo "The Orphanage"...e invece siamo su sponde assai differenti. Sì, in entrambi i film si evocano spiriti di bambini scomparsi su sfondi di vecchi collegi popolati di orfanelli. Ma, ciò detto, quel che conta è che gli inglesi e gli spagnoli possiedono due stili nel raccontare "il mistero" che hanno ben poco in comune (per quel che può interessare, io preferisco il "metodo" iberico). Nel nostro caso, abbiamo a che fare con una pellicola molto interessante che, rielaborando elementi noti e meccanismi già visti più volte, riesce però a costruire un clima denso di fascino ed atmosfere sospese che intrigano lo spettatore. Non ci sono dubbi, il film è catalogabile come mistery-thriller, coniugato coi criteri della classica ghost-story vittoriana. Quel che poteva essere un pesante limite dal punto di vista della fruizione, e cioè una insistita lentezza nella prima parte, viene piegata dal regista Nick Murphy (qui al suo esordio dopo svariate esperienze televisive) alle esigenze di uno stile narrativo che, proprio poggiando su atmosfere dilatate, riesce ad imporsi come elemento dominante che genera fascino e seduzione. Sia a livello narrativo (è un film che sa prendersi i suoi tempi, senza ansia di reperire azione) sia a livello visivo (il film si avvale di una fotografia assai suggestiva basata su colori desaturati e su un effetto plumbeo che alimenta con efficacia un'atmosfera a tratti soffocante). Alla fine l'impressione è quella di un prodotto elegante, curato, poco vincolato agli espedienti commerciali di un cinema mainstream, e forse anche con qualche traccia di ambizione autoriale. A questo si aggiunga poi che l'opera si avvale della partecipazione autorevole di tre ottimi interpreti, dei quali riferirò più avanti. I termini lusinghieri nei quali mi sono fin qui espresso rivelano il mio giudizio largamente positivo sulla pellicola inglese. Tuttavia ciò non preserva l'opera da più d'un difetto. Ho già accennato ad una prima porzione caratterizzata da evidente lentezza, specificando però come questa finisca per essere funzionale al racconto. Eppure non si può negare che tale dilatazione dei tempi si fa sentire in modo tale da sfiorare il limite (confesso che a un certo punto mi ero quasi assopito). Ma il problema è un altro. In tutta questa prima parte non vediamo che disseminare indizi, notizie, frammenti di verità. Purtroppo, nell'ultima mezzora i tempi del film subiscono un'improvvisa accelerazione, con l'infausto risultato che tutti quegli indizi si affastellano e si sovrappongono. Il meccanismo è evidente: a pochi minuti dalla fine sceneggiatori e regista devono piegarsi all'urgenza di chiudere i fronti narrativi ancora aperti. Ma lo fanno in maniera talmente concitata e confusa che si crea un problema: le soluzioni finali sono in parte incomprensibili. E qua posso anche ammettere le mie mancanze, può anche essere che la debolezza è mia che non ho afferrato il senso, ma credo proprio che il regista avrebbe potuto escogitare una spiegazione finale meno arzigogolata e confusa. Da segnalare inoltre un finale "aggiunto" che è così idilliaco e pieno d'amore da rasserenare gli animi, pur se lo spettatore (specie se frastornato come me) non sa se interpretarlo in chiave onirica o reale. Riferito di questi dubbi attinenti la sceneggiatura, resta un mio personalissimo problema col giovane attore che impersona il piccolo Tom, il bambino fantasma, che ho trovato di un antipatico insopportabile, dotato di un faccino che avrei preso volentieri a schiaffi. Siamo a Londra, anno 1921, il primo conflitto mondiale è appena alle spalle. Gli inglesi sono depressi, molti di loro hanno perso al fronte parenti ed amici. E come sovente càpita in questi momenti storico-sociali, molta gente cerca conforto nel soprannaturale. La giovane scrittrice Florence, oltre a stilare libri sull'argomento, si dedica anche a smascherare truffe a base di finte sedute spiritiche. Un giorno bussa alla sua porta un insegnante, chiedendole aiuto nel risolvere il caso di un bambino scomparso nel collegio di Rookford. Da quel momento la location si sposta definitivamente nella suddetta località, in un vecchio edificio circondato da imponenti foreste. E tra quelle mura si consuma una vicenda oscura, ricca di foschi presagi e popolata di anime scomparse ma mai sopite. La nostra Florence, che era arrivata piena di buoni auspici, ne uscirà coi nervi a pezzi, colpita nel vivo da frammenti di un passato che fatalmente vede collegati i drammi consumati fra quelle mura antiche con i lati più nascosti e dolorosi della sua stessa infanzia, costringendo Florence ad una drammatica resa dei conti coi fantasmi della sua mente. Su questa vicenda, che pure sprigiona fascino e intrigo, come prima accennavo aleggia però l'ombra di un finale a mio avviso poco chiaro (o forse troppo sospeso ed aperto?). E veniamo all'ottimo cast. Partendo proprio da una Rebecca Hall qui al suo meglio: bellissima e bravissima, si offre alla camera in numerosi suggestivi primi piani che ne evidenziano il talento espressivo, oltre all'indiscutibile avvenenza. Bello anche il suo ruolo, questa donna emancipata (nel film viene apostrofata come "la donna istruita") e segretamente tormentata. La affianca un Dominic West davvero bravo nel non facile ruolo di un uomo trattenuto e roccioso, dilaniato dal senso di colpa per essere sopravvissuto agli orrori della guerra. Su tutti però primeggia quel monumento vivente al cinema e al teatro inglese che è l'inarrivabile Imelda Staunton (la sua performance nel "Segreto di Vera Drake" resta per me qualcosa di sconvolgente). Concludendo. Se avete già visto i due capolavori attualmente in sala di Kaurismaki e di Woody Allen, allora potete tranquillamente gustare questo film, certi di accedere ad un'opera elegante e raffinata. Decidete voi. L'importante è che abbiate cura di evitare Fabio Volo.
Voto: 8 e 1/2
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