Regia di Rob Minkoff vedi scheda film
“Flypaper” è un film che necessita più di altri di entrare nel mood giusto per poterlo apprezzare, ma almeno a mio avviso fa anche di tutto per complicare un approccio positivo, partendo da una storia di una doppia rapina simultanea ibridata con una comicità goliardica non sempre riuscita e con un intreccio che propone colpi di scena a ripetizione senza che questi riescano a creare chissà quali sussulti.
Due bande irrompono contemporaneamente in una banca per fare una rapina, ma ciò non crea subito loro un grande disagio visto che gli obiettivi sono complementari.
Tra gli ostaggi c’è anche l’affascinante Tripp Kennedy (Patrick Dempsey) che non perderà l’occasione per fare la corte alla bella di turno (Ashley Judd), mentre intorno a loro sia tra i rapinatori, sia tra gli ostaggi si registrano vittime senza che nessuno sappia chi sia stato.
Tripp formulerà diverse congetture a riguardo.
Sicuramente non manca il senso del ritmo al film di Rob Minkoff, purtroppo sono gli elementi in grado di sostenerlo efficacemente a latitare.
Il tratto saliente è sicuramente l’umorismo, che però si rifà fin troppo spesso a battute piuttosto stupide e solo qualche volta divertenti, vedasi la (sgangherata) coppia di ladri con le rotelle (del cervello) non proprio a posto.
Poi c’è il personaggio di Tripp che si ritaglia un ampio spazio, ma Patrick Dempsey, oltre al bel viso non possiede di certo il peso specifico (leggasi carisma e talento) del grande attore in grado di far apparire come intelligente una frase non del tutto ispirata e per la cronaca il suo personaggio è decisamente logorroico.
Ma se comunque qualche risata il film la strappa, se il finale, per quanto facilmente intuibile, abbia il suo fascino, se l’ingresso in contemporanea di due bande (e con esso il mancato arrivo della polizia) sia fin troppo sopra le righe, la cosa peggiore è tutto l’intreccio narrativo alla ricerca del killer nascosto che appesantisce l’andamento, soprattutto sulla lunga distanza (vale il motto “un bel gioco dura poco”).
Un film spigliato, e ben accolto al Sundance 2011, ma che dietro ad un passo che sembra sempre impennarsi nasconde una pochezza di attributi piuttosto evidenti.
Moderamente divertente, per il resto un mezzo disastro.
Serve un piatto ricco di variazioni, con toni istrionici e spesso sovraccaricati, ma è più confusionario che altro.
Decisamente meglio quando ha a che fare con l'animazione.
Ruolo poco intrigante, nonostante volesse/potesse esserlo.
Opaca.
Attorno a lui gira buona parte del meccanismo, chiamato ad elargire charme ad ogni inquadratura, ma oltre ad una serie di "mossette" ostentate combina poco.
Rimandato.
Caratterista che sa sempre fornire il suo umile contributo anche quando, come in questo caso, è poco significativo causa personaggio.
Sufficiente.
Personaggio troppo ostentato, tantissime battute al seguito, ma solo una parte di esse è salvabile.
Scanzonato.
Passabile.
Tra i tanti figuranti di secondo piano.
In coppia con Tim Blake Nelson è chiamato spesso a strafare.
Ed i risultati sono di alterna fortuna.
Piccolo ruolo con un paio di simpatiche impennate.
La pagnotta se la merita.
Non emerge nella folta selva di personaggi presenti.
Il suo è tra i personaggi più presenti ed evidenti.
Tutto sommato se la cava.
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