Regia di Massimo Venier vedi scheda film
Due realtà-casi del primo decennio del Duemila in Italia sono state le ascese di Silvio Muccino e Fabio Volo: dopo essere stato coprotagonista di alcuni titoli del fratello, essere arrivato a un ottimo successo personale, da condividere con il garantito Carlo Verdone il manifesto di un suo film dai grossi incassi, ed aver esordito nella regia egli stesso il primo, e conquistato una buona notorietà anche come autore letterario, nonchè divenendo un protagonista di commedie a sfondo rosa il secondo, i due sono stati accomunati anche da un repentino crollo di seguito da parte del pubblico. In buona parte imputabile ad un'eccessiva fiducia in se stessi, da promuovere progetti sulla carta potenzialmente accattivanti per le platee, poi rivelatisi fallimentari e ripetitivi: a Muccino II il disastroso esito della sua prima regia ha comportato una stasi ancora da concludersi, Fabio Volo, con "Il giorno in più", ha interpretato la versione per il cinema di un suo libro, che eppure aveva avuto vendite di un certo livello. Ma questa commediola sentimentaleggiante, se da un punto di vista umoristico funziona pochino, da quello "amoroso" va ancora peggio. E se lo spunto, di due insicuri ultratrentenni, che, a scapito del proprio cinismo in progresso, decidono di fare coppia per quattro giorni ogni tanto, a New York, poteva anche essere non malaccio, la svolta verso il canovaccio ultraclassico della storia d'amore porta ad un lieto fine oltre l'improbabile puro. Tra l'altro, copiando spudoratamente, sequenza conclusiva compresa, da "Serendipity", altra commedia alle caramelle zuccherose, dalla morale alquanto discutibile: ma qui, in più, siamo rei di mancanza di originalità. Il che, pesa e non poco sulla già scarsa verve del filmetto.
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