Regia di Edoardo De Angelis vedi scheda film
Le critiche cinematografiche ci parlano di una sorta di curioso "Gomorra" in salsa di musical grottesco. E a supportare questa tesi un incipit che ci mostra una festa all'insegna dell'eccesso e della tamarraggine più kitsch. Ma poi le cose prendono subito un'altra piega, imboccando una direzione da mafia-movie. Fosse solo questo il problema. il punto è che questo film ha tante di quelle anime che alla fine se ne esce estenuati. Eppure io tenderei a far salva la buona fede del regista Edoardo De Angelis , qui al suo debutto nel lungometraggio dopo un paio di documentari. Probabilmente egli intendeva affrancarsi dagli stereotipi della commedia all'italiana. E direi che, almeno in questo, è riuscito alla grande. Incorrendo però nell'errore di una sovrabbondanza di idee, di personaggi, di microstorie. Ed è curioso, se si pensa ai vari Brizzi e Veronesi che insistono a rincorrere il loro mondo di genitori e figli, di allenatori di pallavolo e giovani atlete, di facebook e telefonini, proprio perchè sanno che il pubblico da multisala vuole essere rassicurato dalle banalità che conosce meglio. E allora viva la faccia di un giovane regista che punta su una location che ha come sfondo decisamente originale un'impresa casearia del casertano. Tra i produttori si distingue il nome di Emir Kusturica, e a tal proposito si nota come la succitata sequenza iniziale del party in piscina richiama lo stile piacevolmente caotico del cineasta slavo, anche se purtroppo le analogie finiscono qua. Il vero problema di questo film sta nel non aver saputo gestire l'enorme quantità di personaggi, storie e storielline che popolano questa coloratissima commedia. Quell'aria di sgangherata follìa che attraversa tutta l'opera impedisce di mantenere il controllo sull'equilibrio tra realismo e surrealismo, tra drammatico e grottesco, disperdendosi in un accumulo di situazioni la cui compiaciuta cialtronaggine rende a tratti la visione un pò scontata e noiosa. Questo delirio quasi sempre sopra le righe tende a debordare in una sorta di giostra tra folklore e musical i cui colori appaiono ridondanti e troppo vividi. E qui si torna all'assurdo sopra evidenziato: un film paradossalmente penalizzato da troppe idee. Ciò che destabilizza è che, in ambito generale di una commedia all'italiana incapace di risollevarsi da una palude di convenzionalità e piacioneria, un regista italiano che finalmente ha qualche idea fresca finisca poi per fallire il colpo per aver messo "troppa carne al fuoco". In una Caserta notoriamente patria incontrastata della mozzarella di bufala, un imprenditore caseario con amicizie e protezioni mafiose si trova a dover affrontare la temibile concorrenza di un'oscura organizzazione cinese che riesce a commercializzare un prodotto ugualmente valido ma a prezzi stracciati. In queste torbide acque galleggia di tutto: da ragionieri-faccendieri che nascondono estorsioni e ricatti, fino a ex campioni di pallanuoto caduti in disgrazia, passando per sfigatissimi cantanti neomelodici. Per quanto attiene al cast, da segnalare una giunonica (splendidamente popputa) Luisa Ranieri e un Giampaolo Fabrizio (il Bruno Vespa di "Striscia la notizia") in un ruolo scritto forse troppo in fretta e che mostra il fiato corto di un attore di grana non proprio finissima. Film sotto molti aspetti sorprendente, per il suo lato follemente grottesco e per una gustosa anima noir, ma che lascia l'amaro in bocca di un'occasione in buona parte sprecata.
Voto: 6/7
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