Regia di Matthew Chapman vedi scheda film
Punto d’impatto è un thriller esistenziale che tanto ha fatto discutere al Sundance Film Festival 2011. Motivo del contendere il regista Matthew Chapman, già sceneggiatore di successo (La giuria, da Grisham) ma soprattutto scrittore, intellettuale razionalista e ateo, nonché pronipote di Charles Darwin. Come da noi Odifreddi, ma senza la matematica. C’entra tutto questo con il film? C’entra, seppure per vie contorte. I fatti: Gavin, giovane legale, ateo, sta in equilibrio precario sul davanzale di un grattacielo. Hollis è il poliziotto che dovrebbe convincerlo a non buttarsi, ma ha un sacco di casini e manca poco che chieda di poter salire pure lui sul davanzale. Gavin ama Shauna, moglie di Joe, cristiano fonda-mentalista. Il quale non ha preso bene la tresca e forse ha spinto Gavin sul benedetto cornicione. Al di là del farraginoso intreccio, la domanda alla quale la storia cerca faticosamente di rispondere riguarda la fede in una vita oltre la morte. La perdita di una persona a te cara è relativa (o no) se credi nell’aldilà? Se paragonato a The Tree of Life di Malick, il film di Chapman appare pacchiano oltre le intenzioni. La perplessità non è tanto di merito (ci sta che si voglia volare così alto in un’opera destinata a un pubblico vasto) quanto di metodo. Su questioni come fede, ateismo, evoluzionismo, era proprio necessario costruire un thriller con una trama da Tv movie del sabato sera su Rai2?
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