Regia di Rick Jacobson vedi scheda film
Il cinema è fatto per sognare, dunque sogniamo. Russ Meyer lo sapeva bene, lo sa bene anche Rick Jacobson, con il suo moderno e fuori tempo massimo sexploitation Bitch Slap, figlio di un cinema sprezzante del pudore e della misura. I corpi abbondano, le menti restano all’asciutto, il film di Jacobson è un trionfo di edonismo popolare da XXI secolo, abbastanza sovrabbondante per far capire anche allo spettatore più ingenuo che niente è davvero preso sul serio. Effettacci, un po’ di sangue, armi (di distruzione di massa), donne che dire belle è fin troppo limitante, tutto in una poltiglia spassionata e fumettistica di esplosioni e combattimenti. Ci si diverte fino a un certo punto, poi ci si annoia, e l’imprevedibile diventa pane quotidiano, tanto che gli ultimi colpi di scena sono tutti addirittura prevedibili, il che rivela un certo limite da parte di un cinema che invece si pronuncia libero e spericolato. Non siamo, per intenderci, dalle parti di Machete Kills, paonazzo e scorretto oltre ogni dire, ma almeno imprevedibile e sempre più divertente. Qui l’unica bravura di Jacobson è riprendere al ralenti corpi ben messi in mostra (e neanche troppo) – e come dargli torto -, ma si è messo nei guai rendendo tutto insignificante dopo mezz’ora, tra ridondanze e ripetizioni che non si possono perdonare. Qualcuno potrebbe parlare di misoginia (“alla fine siamo tutte puttane”), ma probabilmente è più corretto il termine “misandria”, vista la brutta figura che ci fanno, il più delle volte, gli uomini: deboli, debosciati, fin troppo sex addicted. Le donne sanno invece giocare al doppio gioco abbastanza da non farsi tentare troppo, benché tutt’e tre si prendano le loro soddisfazioni (le une con le altre, tra di loro, altra gioia per qualcuno dall’altra parte dello schermo). A parte il carattere imprevedibile, però (che si consuma presto), le trovate sono troppo poche, e per quell’una o due risate all’inizio e alla fine non vale davvero la pena di perdere un’ora e mezza. Tutto rispetto per il cinema dell’inutilità, ma guardando Rodriguez si va sul sicuro, ed è anche più politically uncorrect.
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