Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Sostanzialmente d'accordo con la recensione ufficiale di Ilaria Feole, non posso però fare a meno di riconoscere al film di Spielberg una sontuosità visiva tutt'altro che comune. Del resto, che piaccia o meno, parliamo di uno dei registi più influenti del cinema contemporaneo d'intrattenimento e, almeno da un punto di vista tecnico, la qualità è garantita. Questo a prescindere dal fatto che in realtà ci si trovi ad assistere ad una specie di favoletta per adulti con tanto di lezioncina morale. "War Horse" è la storia di Joey, cavallo straordinario destinato ad imprese epiche, compreso l'attraversare indenne (o quasi) la prima linea della grande guerra. Come un monito, come un simbolo. Animale dai contorni divini che governa la scena e che mette tutti d'accordo, comprese le opposte fazioni al fronte. Impavido, inarrestabile, passa da un padrone all'altro lasciando un segno indelebile del proprio passaggio, salvando vite e commuovendo lo spettatore meno scettico. Purtroppo, in un'opera fiume come questa - oltre le due ore e venti di durata - il rischio di sensazionalismo è altissimo e Spielberg, nonostante un girato veramente ineccepibile, non ne è immune. Anzi. Sin dalla prima parte girata in Cornovaglia, il buonismo la fa da padrone e non basta una macchina da presa veloce come il vento ed una messa in scena imperiosa a farci accantonare una spiacevole e costante sensazione di piaggeria. Vogliamo bene a Steven e vogliamo bene allo stallone protagonista ma anche quando l'azione si sposta nientemeno che durante il conflitto del '15/'18, l'impianto spettacolare imperversa e con lui quel retrogusto dolciastro di raggiro a fin di bene. C'è di peggio, sicuramente, ma da uno che sa filmare la guerra come pochi altri, ci si apettava qualcosa di meno ovvio.
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