Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Favoletta in puro stile Spielberg: che si tratti di extraterrestri o di cavalli, i collaudati meccanismi per solleticare i cuoricini dei bimbi funzionano sempre allo stesso modo, e funzionano bene finchè si è bimbi (fuori o dentro che sia). Vengono un po' a noia invece per chi al cinema è cresciuto e dal cinema si aspetta altro, o quantomeno si aspetta, in presenza di un super-regista, di vedersi trattare da adulto. Spielberg in questo caso se ne frega altamente della capacità di intendere e di volere che si acquisisce a 18 anni (più o meno in tutto il mondo), e si lancia in un lungo filmone/melòne sulla groppa di un fantastico equino, suppongo digitalizzato a piene mani (non mi spiegherei altrimenti tanta espressività sul volto di un cavallo, animale normalmente piuttosto inespressivo al contrario di cani, gatti ed alieni capocciuti), trascinandolo tra contee, contese e rivalità varie (tutte tra adulti, ovviamente: i veri "cattivi" per Spielberg), fino a tutte le trincee possibili ed immaginabli della Grande Guerra, a dispetto della mia personale avversione all'utilizzo di animali antropizzati nei film nonchè della mia anch'essa personale antipatia per la guerra toutcourt). Per farlo, si avvale efficacemente del facciotto di Jeremy Irvine, clonato probabilente dagli antichi Disney non-animati di una quaran/cinquantina di anni fa, ma soprattutto di un budget stratosferico che gli permette di realizzare un kolossal sostazialmente marginale a tutta la produzione di simil genere, e del quale non credo nessuno sentisse particolarmente l'esigenza. I bimbi sono accontentati: lasciate che vadano a Spielberg. Amen.
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