Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
La premiata ditta Spielberg torna innanzi tutto alla doppia produzione registica, che lo vede magari assente per qualche periodo, per poi tornare con due film nello stesso anno, uno piu' commerciale e divertente (TinTin quest'anno), l'altro piu' impegnato e drammatico; nella fattispecie, trattandosi del film "serio", il grande regista sceglie un romanzo ad ampio respiro, una storia edificante d'altri tempi, un testo che permetta di ritornare a proporsi con un colossal dal sapore classico, in cui aleggia l'aria solenne e maestosa di una minuziosa affascinante ambientazione d'epoca come in passato riscontrammo in capolavori unici come "Via col vento", o come pure in uno degli splendidi capolavori di David Lean (e penso soprattutto al sottostimato e magnifico "La figlia di Ryan"), o come piu' di recente ha fatto Kevin Costner nel famosissimo "Balla coi lupi". La storia di un cavallo purosangue bellissimo e ribelle, domato da un ragazzo, umile ma risoluto, figlio di contadini mezzadri, un animale nato per correre ma abituato con pazienza alle fatiche del lavoro nei campi e dunque al sacrificio, passato di proprietario in proprietario dalle drammatiche casualita' dettate dalla guerra, da' modo al regista di tornare nel territorio della favola edificante che riesce a scaldare il cuore, a lasciare un suo messaggio coraggioso, seppur a tratti scontato: la superiorita' della razza animale sulla sciocca arroganza umana si misura anche e soprattutto grazie allo spirito di sacrificio e al coraggio che l'animale sa trovare durante le sue incredibili peripezie, portando ovunque, con la sua sincera ma nel contempo esuberante presenza, coraggio, speranza e opportunita' a chi avra' la fortuna di incrociare la sua strada.
Spielberg dicevamo, sceglie la via del filmone tradizionale, elegante, garbato (la delicatezza si riscontra anche nel garbo con cui il grande autore omette di rappresentare la nascita del puledro o la scelta di proteggere l'esecuzione a morte dei due giovani disertori con il ritmo cadenzato della pala del mulino a vento: piccoli particolari non insignificanti, colpi d'ala solo apparentemente di contorno, in realta vere e proprie scelte stilistiche nette e rivelatrici di uno stile e una professionalita' rare). Un epopea fuori tempo dove l'animale-eroe ci riporta ai tempi ormai lontani di Furia e Lassie, ormai propri di epoche remote e fuori moda. Tuttavia proprio questo stile cosi' demode', il coraggio di una narrazione che esalta il melodramma e incita alla lealta', al sacrificio per una valida causa, alla difesa dei propri valori e delle proprie sane convinzioni e principi, finiscono per essere i punti di forza del filmone appassionante del grande regista. Un opera dalla quale si esce commossi senza pentirsi di esserlo, stupefatti dallo sguardo cosi' "umano" di quell'animale che cosi' poco conosciamo in senso assoluto, increduli della nobilta' d'animo e della superiorita' di un atteggiamento che in realta' poi, se ci pensiamo, molto spesso riscontriamo nei nostri cari animali di casa, con cui per fortuna molti di noi condividono i rari momenti di serena intimita' che una vita stressata e spesso senza senso, ci contringe a relegare a piccoli, effimeri, ma necessari frammenti di benessere quotidiano.
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