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War Horse

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su War Horse

di michemar
6 stelle

Se facciamo qualche eccezione nella nutrita filmografia di Steven Spielberg, e mi riferisco soprattutto a titoli come Munich, The Terminal, Prova a prendermi, Amistad, Salvate il soldato Ryan o Schindler’s list, le sue opere parlano principalmente di avventure, fantasy e fantascienza.

Non esce dagli schemi preferiti neanche quest’ultimo film, dove una storia quasi epica ambientata durante la Grande Guerra racconta, più che le vicende del protagonista, un adolescente figlio di contadini inglesi, le vicissitudini di un bellissimo cavallo comprato dal suo papà quasi per pura rivalità con il suo proprietario terriero, con l’ipoteca del suo futuro raccolto e quindi con enormi sacrifici. Il cavallo cambierà costantemente padrone perché viene per forza di cose venduto prima ad un ufficiale inglese che parte per la guerra e poi passerà non solo di mano in mano ma addirittura passerà nelle file del nemico tedesco, praticamente di trincea in trincea. Per questa storia travagliata, il cavallo Joey ne vedrà di tutti i colori tranne il periodo in cui viene protetto e amorevolmente accudito da una bimba che vive sola col nonno, interpretato dal solitamente “cattivo” Niels Arestrup, in una seconda occasione di personaggio buono dopo “La chiave di Sara”. Il primo padroncino, Albert, non smetterà mai di sperare di ritrovarlo ed il film infatti si sviluppa attorno all’affetto del giovane per l’animale e alla fedeltà di quest’ultimo per il suo primo padrone. E’ in sintesi una storia di lealtà, speranza e costanza umana e animale, caratterizzata dal fatto che il cavallo Joey cambierà la vita e intaccherà i sentimenti di tutti coloro i quali avranno a che fare con lui, bellissimo e potente. Lui è l’eroe, l’Achille protagonista invincibile di tante vicende. “Un cavallo miracoloso” come afferma un ufficiale inglese che lo ammira in trincea.

La storia, tratta da un romanzo di Michael Morpurgo, scrittore inglese di libri per ragazzi, richiama alla mente i racconti epici di avventure che abbiamo letto tutti noi ragazzi e Steven Spielberg ha navigato in acque sicure, come se fosse ancora al tempo di “E.T.” o di “Jurassic Park”. I grossi mezzi non gli sono mai mancati, suoi e di altri potenti di Hollywood; spalleggiato dalla Disney si può permettere di mettere in campo tutto ciò che gli serve per produrre un film di questa portata e che dura ben 2 ore e 26 minuti, di nitriti corse galoppate inseguimenti frasi ad effetto e musiche che ricordano “E.T.” e tanta tanta retorica patriottica.

Tra gli attori spiccano fortemente la brava Emily Watson e il ribelle Peter Mullan, genitori del giovanotto. Il regista sa bene come si girano questi film, il risultato è piacevole, ma in fondo è e rimane un film per ragazzi, ma anche gli appassionati di equitazione saranno felici di godere e ammirare le galoppate del bellissimo puledro. Per i suddetti motivi io avrei visto bene il film in Italia nel periodo natalizio.

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