Regia di Luchino Visconti vedi scheda film
Visconti firma con Morte a Venezia uno straziante, struggente, estenuante capolavoro di decadimento spirituale e fisico, che però si trasforma contemporaneamente in ascesi, cerca l'incontro tra sensualità e ineffabilità dell'estetica. La metamorfosi del protagonista in musicista (come pare sia stato concepito in origine da T. Mann, grande ammiratore di Mahler) è il colpo di genio che giustifica l'humus emozionale inesorabile del film, la musica, che feconda le luci eccezionali della fotografia nelle sue sfumature pittoriche raffinatissime. Mitteleuropa, infanzia, ricordi, passione, struggimento, sofferenza e la classica unione di morte e bellezza trovano un equilibrio potente, trasudante e grondante come la tintura dei capelli di Bogarde, nella sua estasi mortale, mentre contempla l'opera d'arte che assume quasi le sembianze di una Venere nascente, sopra una mesta ninna nanna di Mussorgskij. Molte sequenze sono senza dialogo, ma l'atmosfera che si respira, l'abilità registica, il senso tangibile del tempo, le note di Mahler, rendono il film paradossalmente fluido e incredibilmente ricco di pathos.
Sublime.
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