Regia di Luchino Visconti vedi scheda film
Non c'è niente da fare: se in due ore e un quarto di film non succede nulla, ma realmente nulla di nulla, è dura prendere in simpatia i personaggi e cercare di approfondire il messaggio dell'autore. Sembra come se Morte a Venezia sia un interminabile susseguirsi di azioni insignificanti, di passeggiate, dialoghi inconcludenti, occhiate maliziose a un ragazzino. La fine del protagonista è talmente evidente fin da subito che non muove alcun pensiero: fila tutto troppo logico per avere anche un minimo di pietà o di dispiacere, è naturale che la tanto proclamata peste finisca il musicista e con lui il suo patetico struggimento. Una noia tale da sminuire qualsiasi potenziale pregio dell'intero film.
Inizio 1900, un musicista straniero arriva a Venezia, dove la peste si sta diffondendo, ma le autorità negano in maniera risoluta. Fra i villeggianti osserva di nascosto un ragazzino e per poter continuare ad averlo vicino si trattiene a Venezia oltre il dovuto. La peste finirà per sopraffarlo presto.
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