Regia di Marco Bellone, Giovanni Consonni vedi scheda film
«Ognuno deve crearsi la sua strada e, tra errori e trionfi, capire qual è il modo migliore di lasciare l’impronta in questo mondo». Così commenta il proprio lavoro Bob Kennedy III. Lui, che con un nome così impegnativo, ne sa qualcosa di influenze ed eredità morali. Suo nonno, infatti, era quel Bob Kennedy la cui stella politica fu smorzata nel 1968 da un colpo di pistola. L’erede, quindi, appena 24enne, prova ora a cambiare traiettoria a quel percorso che sembrava già scritto e lo fa scrivendo e interpretando una commedia dalla base autobiografica. Charlie, infatti, è un pigro neolaureato newyorchese che decide di scialacquare con un viaggio una piccola somma di denaro concessagli dalla famiglia. Parte quindi per l’Italia, dove viene immediatamente derubato, salvo però adattarsi in fretta agli usi e consumi nostrani ben noti all’estero. Ai quali, tra l’altro, si vorrebbe strizzare l’occhio, credendo, forse, di suscitare simpatia o, peggio, complicità. In realtà l’operazione è a dir poco sconcertante. Se non addirittura imbarazzante, considerato, tra le altre cose, l’usurato repertorio di cliché (la mafia, il ragù, il maschio latino) a cui fa ricorso. E a cui non ci si rassegna, tanto più perché ha contribuito a trasformare il Belpaese da Lamerica a l’AmeriQua. «Ognuno deve crearsi la sua strada», dice per l’appunto Bob. Certo, ma anche capire quale invece decisamente non lo è.
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