Regia di Sergio Citti vedi scheda film
Divertissement di derivazione pasoliniana, il Pasolini (di cui Citti è stato per anni consulente ed apprendista) più ironico e grottesco e meno funereo, quello che traeva dalle periferie urbane la linfa vitale che tanto bene ha fatto ad alcuni dei suoi film. Qui siamo in un luogo periferico per eccellenza, un cimitero, dove i morti si aggirano liberamente, soprattutto durante la notte, e lo fanno contro voglia, finché qualcuno, ancora vivo li ricorda. Non tutti gli episodi vanno a segno (bruttino quello che vede coinvolto il glorioso Malcolm McDowell), ma ve ne sono di riusciti: il soldatino Sergio Rubini, costretto a suicidarsi per non togliere la prosperità al suo paesino che lo celebra (e sfrutta) come un eroe; il nobile ottocentesco Galeazzo Benti, ricordato per le due o tre bischerate che gli sono sopravvissute (perle del tipo “chi dorme non piglia pesci” o “tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino”); l’erotomane Angelo Cuoco detto Scopone, che muore per la vergogna d’essersi cacato addosso di fronte ad una bella barista. L’impressione finale è quella di un film che si rivede volentieri anche a vent’anni di distanza dalla sua uscita.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta