Regia di Sergio Citti vedi scheda film
E' uno di quei film che rimangono. Vuoi per il cast favoloso, vuoi per la particolarità del soggetto, vuoi (soprattutto) per la grazia di una regia capace di conciliare la novella nazional-popolare (costeggiando, senza mai cadervi, la volgarità di tanta tv anni 80, come dimostra l'epidosio di Rubini) con momenti di assoluta Poesia degni del miglior Pasolini. Semplice e profonda riflessione sulla morte e sulla memoria, ma anche sulla finzione (l'episodio fra McDowell e Carol Alt) e sulla mercificazione (l'episodio di Alvaro Vitali e il personaggio di Gassman). Film allegro, soprattutto quando ha a che fare coi morti. I morti se la ridono fra di loro e si allietano quando qualcuno li ricorda. La regia di Citti è talmente abile a rappresentare la morte come se si trattasse semplicemente di un'altra vita, che in certi momenti non si fa nemmeno più caso che i personaggi del film sono già trapassati; in questo senso, il momento più alto è l'episodio dei due gemelli: quando il treno li investe, si rimane sconvolti, come se non ci si attendesse la loro morte in quel momento. Davvero un film da riscoprire.
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