Regia di Liliana Cavani vedi scheda film
L’assassinio di Matteotti, la seconda guerra mondiale, l’attentato a Togliatti, le difficili trame politiche con la Chiesa (sempre perfettamente conscio di essere prima uomo politico e poi cattolico): la vita di Alcide De Gasperi, figura chiave nella nascita della Repubblica italiana, viene ricostruita con grande fedeltà, a cinquant’anni dalla sua scomparsa, in questa fiction televisiva. La firma in regia è già di per sè una garanzia sulla qualità del lavoro (e la Cavani, di sinistra ma non troppo, è di rimando garanzia sulla statura del personaggio, leader democristiano e certo mai molto gentile con il Pci); Massimo De Rita e Mario Falcone scrivono la misurata – tranne che in lunghezza, ma è pur sempre un prodotto televisivo da diluire in due puntate di circa cento minuti ciascuna – sceneggiatura, Fabrizio Gifuni interpreta senza strafare un personaggio certo non dotato di grande verve, ma di una profondità difficilmente eguagliabile, quantomeno per quanto riguarda la scena politica italiana del Novecento (Andreotti appartiene già più alla mitologia). Apprezzabile l’idea di ripercorrere come in un lungo flashback l’esistenza di De Gasperi, partendo dal suo ritiro in Trentino pochi mesi prima della morte, nel 1954; duecento minuti di durata sono tanti, ma la produzione (la Ciao ragazzi di Claudia Mori, per la Rai) è di netta impronta televisiva e come tale ha i suoi limiti e obblighi: forte illuminazione, frequenti scene in interni, recitazione moderatamente piatta, linea narrativa facilmente seguibile. Pochi i nomi famosi nel cast; particine per Toni Bertorelli e Mattia Sbragia. Importante come documento storico, non imprescindibile come opera artistica. 5/10.
Vita e opere politiche di Alcide De Gasperi, dal Trentino nei primi anni del ‘900 a Roma durante il fascismo e nel dopoguerra, uomo chiave per la nascita della Repubblica e della costituzione.
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