Regia di Alain Resnais vedi scheda film
Piccola epopea della plastica, i cui processi di fabbricazione vengono seguiti attraverso un percorso a ritroso risalente dallo stampo delle forme finite ai giacimenti di petrolio e carbone. Il tema è ostentatamente antipoetico (lo stirene del titolo, apprendo da Wikipedia, “è un idrocarburo aromatico” che “viene prodotto dall’etilbenzene o per deidrogenazione catalitica condotta a temperature comprese tra i 600 °C e i 650 °C, in presenza di ossido ferrico o di idrossido di potassio e di vapore acqueo”: tutto chiaro, no?), eppure viene svolto in doppi settenari a rima baciata: il testo è stato scritto da Raymond Queneau come una sorta di appendice alla sua Piccola cosmogonia portatile, e certamente in questo cortometraggio c’è più Queneau che Resnais (a un certo punto si dice addirittura che “non sono esercizi di stile”!). Nella sua esaltazione degli oggetti, della tecnologia, del progresso senza limiti, così inattuale per la nostra coscienza ecologica, è un curioso documento di una società in espansione.
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