Regia di Michael Radford vedi scheda film
Ci sono artisti che se ne vanno prematuramente, magari non giovanissimi ma con ancora moltissimo da dare in termini rappresentativi, produttivi o di messaggio: penso a Kieslowski, a Sergio Leone, a Kubrick, che ci hanno lasciato prematuramente, se non anagraficamente, certamente in termini di opere di cui l'umanita' intera avrebbe poturo nutrirsi, e che invece non verranno mai alla luce. Ci sono altri geni invece che, in quanto afflitti da malattie o perche' forse sentono la necessita' di bruciare le tappe, nella loro pur breve esistenza riescono a offrirci una vasta gamma di prove, interpretazioni, produzioni: penso a Mozart, a Fassbinder, e certamente a Michael Petrucciani, che in soli 36 anni di vita "a 100 all'ora" ha bruciato le tappe di una carriera da pianista jazz tra i piu' dotati di sempre, Anni pieni di frenetica attivita' che neanche la rara malattia genetica che lo affliggeva e' riuscito a fermare, anni di concerti a catena (fino a 220 all'anno), di affetto incondizionato del pubblico, di amori passionali e vissuti intensamente con almeno cinque compagne adoranti, e di stoica convivenza con la terribile malattia che anziche' menomarlo, gli da' la forza senza freni di lottare e vincere ogni ostacolo. A chi gli chiedeva del suo handicap rispondeva: "un handicap? io ho un probelma, tu avrai un altro problema, ognuno di noi ha un problema, ma io non rinuncio per questo a vivere la mia vita con le mie passioni, i miei amici, la mia compagna, i miei figli".
Grande jazzista, grandissimo personaggio molto amato e ammirato. Michael Radford, nel cinema di fiction spesso opaco nonostante una carriera di un certo livello, trae da materiali di repertorio ed interviste un documentario incalzante e piuttosto coinvolgente, al pari della vita vissuta frneticamente da questo piccolo grande genio della musica.
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