Regia di Hong-jin Na vedi scheda film
Il cinema sudcoreano sta da anni regalando tanto al cinema internazionale e grazie all’impegno della Tucker Film sono diversi I titoli meritevoli che stanno (finalmente) arrivando anche da noi.
“The yellow sea” si inserisce in questo ambito con merito, pensato in grande, forse non mantiene sempre altissimo il livello, ma al contempo offre anche parecchio (esagerando?).
Un grosso debito affligge il tassista Gu-nam (Ha Jung-woo) e per uscirne accetta l’incarico offertogli da Mun-ga (Kim Yun-Seok) che prevede un omicidio.
Si reca così in una sorta di terra di mezzo, per Gu-nam è l’occasione di liberarsi da un peso enorme, ma anche di cercare la moglie che è andata altrove.
Purtroppo per lui la questione è destinata solo ad ingrandirsi.
Prende le cose sul serio Na Hong-jin, sviluppa il suo film andando ben oltre le due ore, cerca ritmi e soluzioni diverse, si prende il suo tempo nella prima parte per poi dar vita ad una escalation imponente nella seconda.
Sono gli istinti violenti a prendere il sopravvento, i debiti e le colpe sono l’origine di tutto, l’espiazione è quanto di più difficile si possa conquistare e porta ad addentrarsi in un coacervo di problematiche sempre maggiori.
La costruzione del protagonista è ben fatta, c’è vera essenza caratteriale e motivazionale, il riquadro ambientale poi è costruito con attenzione.
Tanti sono i momenti salienti, un assassinio spettacolare, ma forse un po’ troppo hollywoodiano, un inseguimento dal sapore di “Fast and furious”, in generale l’iper violenza della seconda parte, un “tutti contro tutti” che genera sangue a profusione (leggesi come mattanza), forse ad un certo punto un po’ esasperato, ma per il resto non si può che notare una certa efficacia e comunque la tecnica d’esecuzione non è fattore accantonabile a cuor leggero.
Il cinema sudcoreano continua così ad offrire tanto, sebbene non sia visto quanto meriti, in questo caso si prova ad alzare ancora l’asticella col rischio di debordare (non so quanto calcolato, am conta poco).
Ma alla fine rimane soprattutto un thriller noir degno di figurare tra i titoli da recuperare di una filmografia nazionale (Corea del Sud appunto) che vanta idee e titoli degni delle migliori platee.
Contrastato, ma anche potente.
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