Regia di Robert Guédiguian vedi scheda film
In un cantiere vengono estratti a sorte i nomi di 20 operai da mandare in cassa integrazione, per consentire agli altri di conservare il posto: fra loro c’è Michel, un sindacalista che ha voluto condividere la sorte dei compagni; i quali, riconoscenti, organizzano una colletta per regalare a lui e alla moglie un viaggio in Tanzania. Pochi giorni dopo, però, due ladri irrompono in casa loro e li derubano di tutto: Michel scopre che il colpevole è uno dei licenziati, lo denuncia alla polizia, poi però riflette se sia quella la soluzione giusta. Temo che l’Estaque per Guédiguian cominci a essere una prigione, come i quartieri suburbani belgi per i Dardenne: stesse storie, stessi luoghi, stessi attori feticcio, stesse riflessioni sulle nuove povertà e sul mercato del lavoro in epoca di capitalismo trionfante. L’inizio è discreto, anche se non ha nella verosimiglianza il suo punto di forza (il modo in cui Michel individua l’autore del furto è dovuto a una casualità altamente improbabile). La seconda parte sbanda pericolosamente, rischiando di incartarsi fra sedute di autocritica dei borghesi privilegiati e discorsi sprezzanti del ladro che reinterpreta a modo suo la lotta di classe. Per fortuna si arriva a un finale equilibrato, che sblocca una situazione apparentemente senza vie d’uscita: niente colpi di spugna per chi ha sbagliato, ma solidarietà per chi è più debole e paga colpe non sue.
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