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Le nevi del Kilimangiaro

Regia di Robert Guédiguian vedi scheda film

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La recensione su Le nevi del Kilimangiaro

di alan smithee
10 stelle

Guediguian firma con questa opera straordinaria il suo film piu' riuscito e toccante. Rilegge con una certa liberta' l'opera di Victor Hugo "La povera gente", adattandola ai giorni nostri tra la sua gente, i lavoratori marsigliesi a cui il regista ha sempre dedicato le sue opere, narrandone problematiche, vicende lavorative, rivendicazioni sociali e salariali.
Nel porto di Marsiglia si danno i numeri, ma non si gioca a tombola: i numeri estratti sono quelli dei 20 operai che dovranno lasciare l'azienda per una cassa integrazione che e' l'antipasto della disoccupazione, visti i tempi duri. Un sistema piuttosto improvvisato, per un sindacato che da anni si batte per la categoria, ma almeno il sindacalista che li rappresenta (Darroussin, sensazionale) ha il buon gusto di inserirsi pure lui nella lista, e destino vuole che rientri nei 20. A casa si mette a fare il nonno e a cercare lavoretti saltuari. Una sera, mentre con la moglie ha invitato i cognati per cena, i quattro vengono assaliti da due delinquenti che gli portano via i soldi e i biglietti di viaggio che i molti invitati avevano regalato alla coppia durante la festa di anniversario di nozze. Lo shock supera la rabbia della somma portata via, e quando casualmente il protagonista scopre il colpevole (un giovane collega neoassunto, pure lui finito nella lista) decide di denunciarlo e farlo arrestare. Insieme alla moglie vengono a conoscenza tuttavia della grave situazione familiare del ragazzo, fratello maggiore di due bambini ai quali fa da padre, visto che quello naturale non c'e' mai stato e la madre e' una sciroccata che lavora sulle navi e se ne frega. I coniugi cercano di ritirare la denuncia, ma dato che non serve a nulla per ridurre i rischi di una lunga detenzione, cercano di occuparsi, uno all'insaputa dell'altro, dei due ragazzini.
I protagonisti di Guediguian sono sempre gli stessi, ma invecchiando stanno, per loro stessa dolente ammissione, diventando dei piccoli borghesi: hanno una casa, qualche risparmiuccio guadagnato a fatica, vanno al mare ogni week end...e si sentono in colpa vedendo la situazione del mercato del lavoro giovanile allo sbando. Il film, che si pregia pure dell'interpretazione magnifica della solare e strepitosa Ariane Ascaride, la musa di Guediguian, vive molte situazioni magiche che lo rendono unico: ricordo ad esempio il momento in cui i due coniugi riflettono su una terrazza su come si considererebbero se si vedessero come vivono ora quando erano ventenni, nullatenenti speranzosi e tenaci, oppure la seduzione sincera e casta della Ascaride da parte di un cameriere che, con i suoi coctails, sa leggere il pensiero; o ancora i dialoghi esilaranti di Daroussin con il cognato, brontolone, manesco ma profondamente umano; il finale con i figli grandi dei due protagonisti che si dimostrano piu' conservativi e molto meno tolleranti dei genitori, i quali prendono un provvedimento l'uno all'insaputa dell'altro ma volti entrambi alla maggior tutela a favore dei due piccoli fratellini, che si risolve in un pranzo di benvenuto nella loro terrazza, con i piccoli e i cognati.
Delicato e toccante, semplice e perfetto, il film ci insegna almeno una cosa: il perdono laico ha ancora piu' valore di quello religioso perche' chi lo concede (i coniugi protagonisti) non si aspetta nessuna contropartita, nessuna espiazione in cambio, ma lo garantisce per una deliberata propria convinzione e scelta disinteressata.

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