Regia di Pierre Schöller vedi scheda film
Forse Il Ministro voleva semplicemente essere per il mondo della politica quello che un altro film francese, il bellissimo
Polisse, fu per il mondo della polizia.
Forse voleva solo raccontare in modo quasi naturalistico tutte le trame, le sottotrame, gli inciuci, il bisbigliare alle orecchie, i giri viziosi di telefonate, i posti che cambiano come le figurine, gli accordi e i disaccordi, le pugnalate alle spalle e le facce belle da mostrare in tv, insomma, forse Il Ministro voleva raccontare tutto quello che gira tra i corridoi e le sale arredate Luigi IV dei salotti politici.
E lo fa bene, altrochè.
Eppure mica sembrava così.
Eppure quell'inizio onirico con quel coccodrillo, quella setta, quella ragazza nuda che poi in quel coccodrillo ci finiva dentro, quell'erezione al risveglio e poi quella telefonata nella notte, il volo con l'elicottero, quell'atmosfera di morte dell'incidente e quella tenda che si riempe sempre più di corpi privi di vita, e quel ritorno in macchina, e poi la mattina dopo quel'intervista surreale dove si chiede quanti morti ci sono e poi un secondo dopo si cambia argomento per parlare delle privatizzazioni, eppure tutto questo faceva presagire ad altro, sembrava che la lezione de Il Divo, la lezione sorrentiniana per cui la politica poteva essere raccontata in modo surreale, elevando politicotti a esseri grotteschi, raccontando le loro trame come fossero pratiche esoteriche, regalando atmosfere da circo degli orrori in cui anche i singoli visi parevano quasi distorti, eppure sembrava che questo Ministro fosse Il Divo d'oltralpe.
E invece niente, tutta l'atmosfera che nei primi 10 minuti aveva affascinato anche me che di politichese so una sega, tutta quell'atmosfera svanisce, e le trame prendono contorni reali, i dialoghi sono tecnicamente ineccepibili, si parla, si parla, si parla, si fa vedere cosa c'è davanti e dietro le quinte del teatrino, si caratterizza così bene la figura di questo ministro, la si caratterizza così bene che paradossalmente ci sfuggirà fino alla fine, così a tratti fantoccio ed altre deciso, a volte in balia della propria vita ed altre che pare manovrar fili, a volte marito felice ed altre uno senza nemmeno una vita privata.
I problemi son due.
Anche in film che d'incanto diventan tecnici serve più cinema, servono cose, servono fatti, servono punti di svolta. E invece Il Ministro per buona parte procede stanco, verboso, fermo.
Anche Polisse fotografava una realtà in modo scientifico ma era pieno di cose, di avvenimenti, di contrasti, andava sempre avanti.
E poi arriva il secondo incidente, sequenza magnifica. E lui che cammina solo in quell'autostrada che ancora non è autostrada, stupendo.
Sì, ma poi, a che serve?
A piangere un povero cristo, a farci vedere il suo funerale?
E' una denuncia?
E ritorna il sogno, brevemente, dopo un'ora e mezza in cui oramai c'eravamo dimenticati di lui.
E così quell'incidente magnifico iniziale e questo nuovo sembrano non portare da nessuna parte, sembrano solo due dei tanti pezzi di questo puzzle a natura morta, ferma.
Mi tengo Il Divo, mi tengo lo sguardo cinematografico di Sorrentino, mi tengo le sceneggiature dove le cose buone non sono inutili o restano incomplete.
Ma, probabilmente, sono stato io a non capirci nulla.
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