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Il Ministro - L'esercizio dello Stato

Regia di Pierre Schöller vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il Ministro - L'esercizio dello Stato

di laulilla
6 stelle

Pierre Schoeller ha diretto “L’Exercice de l’Etat”, che è titolo più significativo dello scialbo “Il ministro”, che, come al solito, potrebbe fuorviare le attese: non è un film psicologico sugli uomini politici, ma una riflessione sul potere politico e su come, in piena economia globalizzata, si presenta agli occhi di chi sa guardare e comprendere.

 

La prima scena del film, dal forte carattere allegorico, presenta una bella donna nuda attratta da un orribile e gigantesco coccodrillo*, alle cui fauci mostruosamente spalancate, quasi ipnotizzata, si avvicina per farsi inghiottire, mentre misteriosi uomini, col volto celato da spessi veli neri, assistono e ci fanno assistere al singolare evento. È il sogno, anzi l’incubo, di un uomo, il ministro Bertrand Saint Jean (Olivier Gourmet), che, nel cuore della notte, sta dormendo accanto alla moglie, appena prima  che una telefonata gli comunichi la notizia di un gravissimo incidente nella zona delle Ardenne con morti e feriti, fra cui molti bambini.
Dovrà recarsi, al più presto, sul luogo del disastro, a testimonianza della solidarietà del governo, del quale egli fa parte come ministro dei trasporti.


Il suo staff, molto efficiente, è pronto ad aiutarlo e assisterlo anche in momenti duri e difficili come questo.

Nel gruppo dei suoi addetti si distingue la segretaria, che non si limita a ricordargli tutti gli impegni (persino quelli familiari, come i compleanni della moglie) ma che gli suggerisce persino le parole, le battute e le risposte nonché l’abbigliamento e i comportamenti adatti, di volta in volta, alle circostanze: tutto ciò che, evitandogli gaffes e imprudenze, può far crescere il consenso attorno all’esecutivo.


Si distingue anche, fra i suoi più stretti collaboratori, il fedelissimo Gilles (Michel Blanc), il grand commis che si era formato alla grande e severissima scuola francese dei funzionari pubblici. Egli ha un’altissima concezione dei compiti e delle funzioni dello stato e si dedica seriamente e lealmente al suo servizio, consigliando o tacendo ed eseguendo con scrupolo e apparente distacco gli ordini senza mai discuterli.


Appare chiaro immediatamente, però, che il compito di molti dello staff di Bertrand non è soltanto quello di offrirgli l’assistenza tecnica che gli occorre, quanto piuttosto quello di costruire la sua immagine e il suo personaggio, in modo che risulti funzionale a raccogliere attorno a tutto il governo e non solo a lui il massimo consenso elettorale, indispensabile per portare avanti in modo quasi indolore, con gradualità, una politica estremamente impopolare, di cui la privatizzazione delle stazioni ferroviarie, nella prospettiva dello smantellamento del trasporto pubblico, è la decisione più urgente.


Su questo tema, il ministro Bertrand sembra deciso a opporre una certa resistenza, proprio perché paventa lo scontento sociale che infatti non tarderà a emergere attraverso grandi manifestazioni sindacali.
Gilles sta però pensando di abbandonare il suo servizio, poiché ha maturato, insieme a pochi altri, un profondo pessimismo circa le prerogative rimaste allo stato quando, ormai, le decisioni economiche sono prese da gruppi molto ristretti di privilegiati, che, da luoghi lontani nascondendo il loro vero volto, riescono a orientare le scelte politiche dei governi, a cui rimane il solo compito di studiare le strategie per mettere in atto progetti “alieni”, incaricandosi anche di “smorzare,smorzare,smorzare”… l’inevitabile protesta popolare.

 

 

 

 

 

Percorrere un’altra strada è molto rischioso, come presto capirà Bertrand, a proprie spese.

In ogni caso, se proprio non vorrà cedere, un altro ministero, magari quello del lavoro, è già pronto per lui e, forse, anche per Gilles che potrebbe seguirlo ancora, nelle mutate condizioni. 

 

Il regista dirige con mano ferma il racconto, che è originale e denso di allegorie e simboli, traducendoli nel linguaggio cinematografico e alternando al chiacchiericcio – spesso incomprensibile – dei politici, squarci drammatici di una realtà umana viva e talvolta tragica, che forze oscure destinano alla crescente irrilevanza sociale.
Ottimo Olivier Gourmet, ministro senza qualità, uomo plasmabile da un potere feroce e opaco.

 

 

*Il Leviatano, ovvero il mostro biblico, di derivazione fenicia, identificato in passato col coccodrillo è anche il titolo dell’opera più famosa di Thomas Hobbes sull’origine dell’assolutismo.

 

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