Regia di Nadine Labaki vedi scheda film
In un villaggio libanese cinto d’assedio da mine antiuomo inesplose, una comunità di donne dall’orientamento religioso differente cerca di preservare la pace messa a repentaglio proprio dalle opposte fazioni: musulmani di qua, cristiani di là. La calunnia è un venticello e la violenza segue la sua irrazionale escalation, per smorzare il testosterone si arriva a chiamare un gruppo di discinte ballerine ucraine in modo che i litigiosi uomini abbiano altro a cui pensare. L’inventiva femminile non si ferma a questo, anzi la moglie del sindaco, per tenere a bada i suoi, finge persino di parlare in vece della Madonna, mettendo in bocca alla Vergine parole non esattamente caste... Si sorride spesso, ma Nadine Labaki, anche sceneggiatrice e interprete, fa ben comprendere come il discorso di fondo sia serissimo, e tragico. La vicenda paga forse lo schematismo di partenza, e purtroppo alcune felicissime intuizioni, come le digressioni musicali, non sono sfruttate al meglio delle potenzialità. Tuttavia da tempo non vedevamo un incipit così bello come quello di E ora dove andiamo?, con le donne che marciano assieme verso il cimitero, eseguono la stessa dolorosa coreografia e poi si separano in prossimità della biforcazione: Islam di qua, Cristo di là. Inoltre è ammaliante il richiamo dei corpi. La dialettica mimica tra Nadine Labaki e l’imbianchino Julian Farhat, entrambi bellissimi, sprigiona una sensualità più unica che rara.
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