Regia di Nadine Labaki vedi scheda film
Mah, sarà…. A me, ‘sta storia delle donne che salvano il mondo c’han già provato a vendermela, non me la sono bevuta e non me la bevo nemmeno stavolta. Tanto più che il sapore (e colore) seppiato di questo film non ha niente di originale: già assaggiati i manicaretti anestetizzanti furbescamente confezionati a colpi di anche, già viste le ballerine sul pullman in panne che stordiscono la popolazione maschile, già masticato il paesino mediorientale dove piomba il segnale incerto di una TV tutta da democratizzare… E se si toglie il solo riferimento a quest’ultima cosa (Turtles Can Fly, di Bhaman Ghobadi, masculo, stesso incipit, identico, bambino con le stampelle e mine sotto il terreno incluse), se si arriva a spingersi fino ad ispirarsi a Pieraccioni… bhè, il discorso si fa grave e serio. Aggiungi le madonne che piangono sangue, innesti musical zoppi e incompiuti (vabbè che è il marito della regista a scrivere le musiche…), un piglio che non si capisce, giunti al secondo tempo, perché sia stato così brioso durante il primo e complessivamente incolore (come la tonalità seppia) per il resto del film, ed ecco che la frittatina psicotropica condita di umorismo spicciolo e un po’ sboccato è bell’e servita. Della serie: anche il cinema d’autore ha le sue zone d’ombra. Da salvare: solo la locandina.
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