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Arirang

Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film

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GIMON 82

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Arirang

di GIMON 82
8 stelle

Kim Ki-Duk vuota il sacco,e lo fa senza nascondersi dagli altri e sopratutto da se stesso.ARIRANG piu' che un documentario è una seduta psicoanalitica,un viaggio interiore alla ricerca di se stesso poi tramutato dal regista in operazione "furbetta".Nel 2008 durante la lavorazione di "DREAM" un attrice rischia di morire impiccata,viene salvata in extremis dallo stesso Kim Ki-Duk che poi corre a piangere disperato convinto di un guaio irreparabile.Un trauma mai superato,causa dell'autoesilio coatto in una capanna sulle montagne,in piena solitudine in compagnia di un gatto.Kim Ki-Duk non lavora piu',è abbandonato da tutti:collaboratori,colleghi e produttori,il cinema sembra essersi dimenticato di un talento visionario premiato a Venezia e Berlino.Sono questi i momenti in cui riavvolgere il nastro della vita e farsi domande,cercare risposte per dare un senso al vuoto catartico di una stasi creativa.Il regista coreano appare imbolsito,fiaccato e depresso,non è piu' il giovane regista rampante applaudito dalle platee europee,ora è l'"ombra" di se stesso,un uomo che occupa le giornate fabbricando caffettiere e spalando la neve,si ciba in una ciotola per cani,un reietto oramai,un relitto di uno splendido artista.ARIRANG diviene dunque un pezzo documentaristico che scandaglia un animo tormentato,il regista si denuda davanti ad una telecamera,e non si risparmia:piange,urla,si autoflagella e si confronta con se rivangando un passato da giovane solitario,dapprima operaio  in fabbrica,poi artista di strada in Francia, per poi saltare piu' in alto di tutti,divenire regista,riscattare un passato pieno di solitudine ed emarginazione e venire applaudito dalle platee di mezzo mondo.Questo è stato Kim Ki-Duk,oggi di lui rimane un "fantasma" impaurito,uomo in crisi che attraverso una cinepresa chiede di ricordarsi di lui,in un accorato appello di stampo doloroso,autolesivo ma anche furbo e narcisistico.Un documentario "autocelebrativo" ,un ritratto a 365 gradi che ci aiuta a capire una personalita' complessa,ma eccentrica e affascinante in tutte le sue sfumature,il regista parla a noi ma facendo questo si "spoglia" del suo IO in crisi,cercando di zittirlo,di scacciarlo e di liberarsi di lui per poter rinascere e girare un tanto agognato film.L'emozione non manca mai,nella prima parte sopratutto, Kim Ki-Duk appare sincero e sgombro da falsita',ma poi calca la mano ed enfatizza ogni sua emozione,nei pianti e nelle urla s'intravede un qualcosa di puramente calcolato per attrarre l'attenzione su di se.ARIRANG diviene dunque un leitmotiv di una crisi umana dal tocco spettacolare,con uno show-man protagonista del suo personale travaglio interiore,a cui assistiamo tutti a bocca aperta,non c'è dubbio che ARIRANG nonostante la veridicita' troppo cercata e i dubbi che porta con se,rimane un documentario affascinante e riflessivo,Kim Ki-Duk si dimostra persona profonda nel suo cercare un senso al dolore che lo attanaglia,scavandone il solco sui significati piu' mistici e cosmici della VITA umana,sul dolore e l'autotortura a cui sottoponiamo noi e gli altri.L'unica "zeppa" del film è una caduta nel grottesco nel finale,Kim Ki-Duk fabbrica da se una pistola e cerca di sbarazzarsi (metaforicamente) di chi lo ha sfruttato e gettato via,ovvero i produttori e i collaboratori,il suo dolore e la sua "pazzia" suonano come un qualcosa di furbo e ruffianello,una caduta nel la macchietta che un grande artista come lui ci poteva risparmiare.Comunque sia nonostante i passaggi un po furbetti,ARIRANG è un film coraggioso,di un uomo che mostra al mondo intero la sua crisi,denudandosi di ogni ipocrisia e consegnando al resto del mondo il suo dolore.E' ovvio che forse Kim Ki-Duk chiedeva aiuto o qualcuno che lo aiutasse a tornare in scena,ARIRANG (forse) lo ha aiutato davvero,dato che dopo un anno è arrivato il successo di PIETA e il Leone d'oro a Venezia,nel film lui parla della sua ossessione di vincere un premio come miglior film ad un importante Festival,dopo un anno e mezzo quel premio è arrivato,segni del destino? rinascita artistica? chissa'... il fascino esercitato da Ki-Duk è proprio nel suo carisma misterioso,in ARIRANG egli si scopre per poi riavvolgersi, e il pubblico forse lo ama per questo.....

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