Regia di Michel Hazanavicius vedi scheda film
D'improvviso il cinema ha la voce (ma questo bel film no). Come tanti nella realtà, un divo del muto si trova da un momento all'altro obsoleto. Ha fiducia in se stesso ma si accorgerà presto di avviarsi al disastro. L'orgoglio non l'aiuta. Lo salveranno fedeltà e amore, oltre le sue aspettative.
Ho visto ieri sera in tv questo film e voglio subito dire che l'ho trovato bellissimo.
A me l'idea di fare un film muto per narrare il passaggio del cinema al sonoro è sembrata geniale, tutt'altro che un vezzo o una "furbata" come mi pare taluno l'abbia giudicata.
Facendo paragoni con tante invenzioni dell'epoca moderna quali il treno, l'automobile, il telefono, la radio, la televisione, il computer, il cellulare, credo che l'impatto sulla gente della voce nel cinema sia stato addirittura maggiore. Perchè molto più rapido. Tutte le eccezionali innovazioni che ho citato infatti hanno avuto bisogno di un certo tempo per rendere obsoleto per la grande maggioranza della popolazione quel che c'era prima.
Il cinema (muto) era invece un'evasione già nel 1927 abbastanza alla portata di tanti (sicuramente più del teatro che aveva alle spalle millenni) e sentir parlare lo schermo dev'essere apparsa cosa veramente rivoluzionaria, tale da rendere d'improvviso obsoleti divi osannati fino ad allora. Qualcosa di paragonabile a quel che sarebbe stato se fosse stato possibile a suo tempo con immediatezza, senza i lunghi tempi e costi invece necessari, disporre in tutte le case dell'acqua potabile e della luce elettrica. Per chi come me nei primi anni '50 frequentava le scuole medie, altro esempio, ci volle un attimo per abbandonare le penne stilografiche quando ci si accorse che le penne a sfera avevano cominciato a funzionare bene, dopo qualche anno in cui la "biro" sbavava in modo indecoroso.
Sì, qualche film muto si fece ancora per qualche anno, i grandissimi offrirono ancora qualche capolavoro (Luci della città per esempio Chaplin ce lo regalò nel 1931) ma credo proprio che le lunghe file per vedere (e ascoltare) Peppy Miller e le sale desolatamente vuote per il divo George Valentin repentinamente abbandonato siano stati fatti reali.
Il pubblico volle subito facce nuove e un nuovo modo di recitare, adeguato al nuovo mezzo.
L'aver realizzata questa storia come film muto ci aiuta moltissimo a metterci nei suoi panni, a capire come gli potesse sembrare impossibile credere subito che tutto fosse finito così, da un momento all'altro.
Della trama preferisco non aggiungere nulla perchè io ho visto questo film, seguibile ottimamente, senza saperne nulla e penso ciò mi abbia giovato.
Dirò solo che Il film ha prevalentemente i toni della commedia ma la vicenda, vista con gli occhi del protagonista, è tragica. E verosimile se non vera. Leggo, per esempio, che si rifaccia ad alcuni aspetti della vita vera del grande attore del muto John Gilbert, anche per gli effetti disastrosi, per lui come per il personaggio del film, del crollo della borsa del 1929.
Peraltro, come aspetto dell'interprete e per scene di cappa e spada, mi era tornato subito alla mente l'altrettanto famoso Douglas Fairbanks.
Credo dunque che i cinque premi Oscar vinti da questo film nel 2012 siano stati meritati: per la regia (Michel Hazanavicius), per la produzione, per i costumi, per la colonna sonora e quello per il miglior attore a Jean Dujardin. Molto brava a mio parere anche Bérénice Bejo (moglie del regista) che dovette accontentarsi della nomination. Naturalmente, un Oscar avrebbero dovuto darlo prima al cagnolino che a tutti gli altri.
Altri attori splendidi che vanno assolutamente ricordati sono John Goodmann (il produttore Al Zimmer) e, indimenticabile, James Cromwell (il maggiordomo). Ma veramente bravi anche tutti gli altri. Curiosa, infine, un'apparizione come comparsa di Malcolm McDowell.
Da parte mia, apprezzamento quasi al massimo: 4 stelle e mezza, ma forse avrei dovuto dire cinque ¤.
cherubino,
30.12.2015
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¤ ... ed infatti oggi 22 gennaio 2021 ho modificato il mio voto: *****.
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