Regia di Michel Hazanavicius vedi scheda film
Un divo del cinema muto non regge il passaggio al sonoro e, complice anche il crollo in borsa del 1929, va in rovina; intanto una giovane attrice, innamorata di lui, diventa una star. È la consueta vicenda di ascesa (di qualcuno) e declino (di qualcun altro) raccontata da Cantando sotto la pioggia, Eva contro Eva e i vari È nata una stella (modelli ampiamente citati). Certo, è un film che tende a essere sopravvalutato per l’effetto gradevolmente straniante provato nel vedere attori di oggi mimare le movenze d’antan e parlare attraverso didascalie; però non mi sembra riducibile a un gratuito recupero archeologico per titillare cinefili sprovveduti. Geniale la scena dell’incubo: con l’avvento del sonoro gli oggetti iniziano a fare rumore, la percezione del mondo cambia, e chi rifiuta di adeguarsi è condannato a non potere più farsi sentire nemmeno se urla; è quello il momento di maggior tensione drammatica, che poi si scioglie con naturalezza in un finale sorridente dove tutti acquistano l’uso della parola. Grande interpretazione del cagnolino, che avrebbe meritato l’Oscar più di certi attori umani: quando cerca di dissuadere il padrone dal suicidio ci si commuove come se si fosse davanti a Umberto D.
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