Regia di Michel Hazanavicius vedi scheda film
The artist è un atto d'amore verso il cinema. Il passaggio dal muto al sonoro fu un passo epocale nell’evoluzione del linguaggio cinematografico. Tanti artisti del muto si trovarono impreparati, spiazzati di fronte a un nuovo modo di intendere il cinema. Hazanavicius illustra la vicenda di George Valentin, divo del muto che per orgoglio rifiuta il nuovo che avanza ostinandosi a produrre un film muto agli albori del sonoro. L’insuccesso della pellicola minerà il divo nelle finanze e nel morale. Al declino di Valentin fa da contraltare l’ascesa di Peppy Miller, giovane attrice che aveva mosso i primi passi in uno degli ultimi set del divo, per un breve incontro tra gossip e ciack cinematografici. L’inesorabile discesa agli inferi di Valentin, sempre più aggrappato all’alcol e ai cimeli di un passato già remoto della memoria del pubblico, e il successo di Peppy, che non dimentica l’humus da cui proviene, viene affrontato da Hazanavicius in maniera originale e sorprendentemente efficace.
Perché la scelta vincente è fare un film muto nell’epoca del sonoro. E’ il riavvicinare il pubblico a un cinema che fù per ricordare che quello che vediamo oggi è figlio di Griffith e Méliès, Eisenstein e Murnau, Lang e Ford e tanti altri pionieri della Settima Arte. The Artist commuove, colpisce gli occhi ed il cuore e strappa un sorriso vedre un cane-attore davvero bravo, in un cinema (quello odierno) ove impazzano tanti attori-cane.
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