Regia di Simon Cahn, Spike Jonze vedi scheda film
Le storie non sono morte. Nemmeno quando sono state scritte secoli fa, e messe a dormire dentro vecchi tomi polverosi, che nessuno legge più. Spike Jonze ci regala un breve tuffo in un passato intramontabile, nell’infinito che non appartiene al domani, perché è l’estensione sterminata del tempo che è stato. Un oceano che stringe in un unico, appassionato abbraccio Dracula, Moby Dick e Macbeth. Sono tutti personaggi vivi, dato che sono fatti di cartone. E le loro viscere, per quanto stilizzate, rigide, e per lo più sottintese, sanno nondimeno ospitare il conturbante palpito dell’amore. In questo cortometraggio in stop motion, la carne, ridotta ad una sagoma appiattita, oppure addirittura tramutata in uno scheletro, interpreta la fantasia come il regno di ciò che è meravigliosamente impossibile, ed è accessibile solo con l’audacia della trasgressione. Ci vuole, infatti, un grande coraggio per sfidare l’estremo paradosso del trapasso, che spegne il fuoco del sangue e condanna il corpo ad un eterno gelo, nel quale sembra che nulla possa più cambiare. Invece il pugnale di un assassino o il morso di un vampiro sono, in fondo, niente più che semplici incidenti di percorso, che ci consegnano ad una dimensione di assoluta libertà, nella quale ad azzerarsi sono soltanto i limiti e le differenze. Una volta varcata quella soglia, lui e lei sono finalmente soli ed immuni da ogni pericolo, poiché tutto è già successo, e non rimane altro che guardare insieme ad un futuro sconfinato. Due figurine si inseguono, si incontrano, si innamorano e divengono inseparabili: escono dalle copertine di un romanzo dell’orrore e di una tragedia shakespeariana, e si inventano la loro avventura, saltando qua e là tra gli scaffali di una libreria. Sono agili come idee spregiudicate, create sul momento, frutti di intuizioni felici che non hanno paura: la forza del sentimento è un’energia primitiva ed ingenua, le cui infantili prodezze si raccontano in due parole, eppure racchiudono il senso della verità che alimenta il cosmo. Mourir auprès de toi è la tenera, buffa poesia in cui la saggezza dolcemente trasforma l’invito a prenderla con filosofia: l’autoironica consolazione, diretta a chi ha perso tutto, diviene così uno squisito omaggio alla mitezza d’animo, che è pura generosità, e mette al bando la vergogna.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta