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La guerra è dichiarata

Regia di Valérie Donzelli vedi scheda film

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La recensione su La guerra è dichiarata

di laulilla
8 stelle

........................."e ’l conoscer chiaramente/ che quanto piace al mondo è breve sogno"

 

 

Questo film ci racconta la storia della regista Valérie Donzelli e dell’allora marito Jérémie Elkaïm cosi come l’avevano vissuta.

All’inizio una bella storia d’amore, accesa da un’ improvvisa scintilla una sera, in un locale.  Era nata così la bella coppia di Juliette e Roméo – così si ribattezzano – che si piacciono molto, si amano, e decidono di mettersi insieme: il piccolo Adamo avrebbe reso, al suo arrivo, perfetta la loro felicità, inverando il finale della favola bella…
Se fosse andata così, il film non avrebbe mai visto la luce: Vissero felici e contenti, come è stato più volte osservato, non può aver seguito, poiché la felicità è senza storia e la fissità immutabile è il sinistro carattere della morte.

 

Felicità raggiunta, si cammina
per te sul fil di lama…

 

Non sarebbe durato, purtroppo, a lungo quello stato di ebbrezza e la bella coppia decide di raccontare in un film la propria odissea; un lungo viaggio dentro la malattia di Adamo, colpito da un tumore al cervello, fra i più aggressivi, da combattere con pazienza e realistica fiducia, tenendo a freno l’angoscia e affrontando, giorno dopo giorno. i problemi che l’emotività non aiuta a risolvere. Roméo e Juliette mettono in atto una strategia fatta, per quanto possibile, di normalità, dividendosi i compiti o dividendoli, senza troppo insistere, però, con le rispettive famiglie, ma anche concedendosi un po’ di footing, un po’ di profumo di mare, qualche incontro con i vecchi amici… La malattia di Adamo li avrebbe cambiati profondamente: pur mantenendo viva la reciproca solidarietà, la loro unione non avrebbe retto. Il film procede, come un thriller non girato in studio, in un crescendo di tensione, poiché fino all’ultimo a nessuno era dato di sapere se il piccolo ce l’avrebbe fatta.

La macchina da presa accompagna Juliette e Romeo evocando i giorni del loro incontro e della passione gioiosa, e, successivamente, seguendo il loro doloroso calvario per le strade di Parigi, nei lunghi corridoi dell’ospedale, durante le attese trepidanti, davanti alle ansiogene preparazioni delle TAC o della risonanza magnetica, la sofferenza dei volti, l’inutile interrogarsi (perché a noi?, perché a lui?) e infine l’accettazione combattiva dell’evento raro e inspiegabile nella sua crudeltà, insieme alle preoccupazione di medici e infermieri e alla loro umana comprensione.
I movimenti della camera seguono con perfetta sincronia la concitazione dei primi momenti o i momenti di stanchezza, il nervosismo, oppure i tentativi di tornare a vivere pochi sprazzi di normalità, lasciandoci l’impressione d’insieme di un film sobrio e pudico, in cui il patetismo non prende mai il sopravvento e il racconto non diventa facilmente strappalacrime, come avviene in molto cinema.

 

 

 

 

Una bella lezione di cinema e di vita.

 

 

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